In uscita il nuovo libro di Padre Maffeo Pretto

"Il Feudo di Briatico dal IX secolo al 1806"

Padre Maffeo Pretto dopo essersi interessato per anni di religiosità e pietà popolare, di fenomeni migratori, di lavoro e imprenditoria nella società meridionale, di rapporti sociali amicali, quasi a sorpresa, esce con questo saggio storico sul paese che lo ospita ormai da decenni. Il volume, dal titolo “Il Feudo di Briatico dal IX secolo al 1806” è un vero e proprio scavo nella memoria più interessante del paese di Briatico inquadrato in un contesto più ampio, nell’ambito del comprensorio vibonese. Ma come nasce questo interesse così profondo per questi luoghi in padre Pretto? Siamo alla fine degli anni settanta, Padre Maffeo, prete missionario scalabriniano veneto, con vari gruppi di ragazzi e giovani del comprensorio di Briatico e Favelloni di Cessaniti, impara a conoscere questo lembo di Calabria, analizza e studia profondamente il territorio del vibonese, viene accompagnato tra contrade, ruderi, campagne e siti archeologici appena graffiati. Sono terreni raschiati superficialmente dalle zappe e dagli aratri dei contadini che vedono uscire fuori incomprensibili segni d’altre vite passate. “Straci” li chiamano loro, sono cocci, pietre apparentemente insignificanti, pezzi di ceramica, monete piccolissime di bronzo, vasetti, ma anche ossa umane, alcune volte teschi e scheletri interi. Loro, i contadini, superstiziosi e timorosi, pensano a vecchi cimiteri, ad antichi saraceni, a soldati e cavalieri uccisi in modo cruento, ma anche ad antichi tesori nascosti e vincolati da fantasmi e rossi folletti. Padre Maffeo nel suo girovagare con i suoi ragazzi rispetta sempre quanto incontrato per le strade del suo percorso e per questo diventa un vero e proprio punto di riferimento del sapere popolare, del racconto orale, grande estimatore delle potenzialità che ognuno possiede. Questo suo spontaneo modo di fare crea un filo rosso tra lui e la gente che incontra.
Padre Maffeo chiede con curiosità e la gente pian piano si apre, risponde e apre a padre Maffeo le porte di casa, mostrando le immagini, anche quelle più personali, della propria famiglia, le lettere di emigrati lontani, gli scarabattoli con le icone della propria devozione, i santini della religiosità utilizzati a protezione personale, le foto dei parenti riposte nelle vetrine, al riparo dalla polvere, tra bomboniere e bicchierini da rosolio o quelle più vecchie e ingiallite conservate nei bauli o nei cassetti. Un vero e proprio gran tour, una ricerca direttamente sul campo della vita, del quotidiano. Da qui partono ricerche particolari, mai superficiali, sempre ricche di sorprese e scoperte inedite. Padre Maffeo, in compagnia dei suoi ragazzi, prende contatti con la gente, in particolare con quella più umile e spontanea, contadini, pastori e pescatori, impara e si appropria dei termini dei loro dialetti più stretti e arcaici, dialoga continuamente, comunica con loro e con i loro ricordi, apprende tradizioni, usanze, costumi, segreti. Nomi, luoghi, cose, memorie si configurano sempre di più in una vera storia del territorio. Padre Maffeo Pretto da prete missionario veneto diventa un originale calabroveneto.Pretto continua poi il lavoro di ricerca nella ricca biblioteca del Centro Studi Scalabrini da lui stesso fondata e costituita, cerca elementi di confronto bibliografico, analizza testi antichi, manoscritti, testimonianze da fonti documentali in archivi e altre biblioteche.
Un vero e proprio scavo non invasivo ma conoscitivo nella memoria di Briatico, delle sue frazioni e di tutto il comprensorio. La prima fase della ricerca, già nei primi anni ottanta, nel 1983 si concretizza con “Briatico - Memoria di un paese della Calabria a duecento anni dal terremoto del 1783”, una grande mostra di documenti, reperti, materiali e immagini, che viene allestita, con la preziosa collaborazione dello storico locale Domenico La Torre , presso la sala convegni dell’Anap Ciso di Briatico. In questa mostra tutto un patrimonio culturale esce fuori prorompente da archivi privati di nobili e da cassetti impolverati di gente comune. Foto d’epoca, pergamene, lettere autografe di personaggi storici importanti, un cannone, pietre dell’aria, manoscritti di archivi ecclesiastici, frammenti di reperti archeologici di tutte le epoche, di embrici, cocci di vasi e anfore, ossidiane lipariche e selci raccolte e recuperate sul campo dai soci della locale sede dell’Archeoclub d’Italia.
La mostra ha un successo enorme, permette, a briaticesi e non, di guardarsi dietro, nel tempo, e dentro la propria identità. La gente di Briatico percepisce che possiede una propria storia che va oltre il loro immaginario collettivo che arriva ad una indefinita epoca dei saraceni. La collaborazione con i giovani continua, le ricerche su libri e antichi documenti d’archivio sono sempre più approfondite, si configura una storia, una cronologia che parte dalla preistoria, dal paleolitico e dal neolitico, per passare al periodo greco e romano e medievale. Il territorio di Briatico mostra la sua stratigrafia che nasconde, in ogni sua parte, i tesori della propria memoria.
A Padre Maffeo arrivano segnalazioni da molte campagne del circondario, s’identificano e si schedano chiesette rurali, mura di conventi e monasteri, angusti anfratti ipogei, tasselli policromi di mosaico romano, necropoli e mille altre tracce archeologiche di tutte le epoche storiche. Briatico con il suo antico sito di Briatico Vecchio, con la torre d’avvistamento a difesa della costa, con lo scoglio d’Ulisse, peschiera della Galera a Sant’Irene e con il Mulino della Rocchetta alla marina ha una memoria del territorio ben più antica che scende nella storia più profonda.
Questo primo volume traccia un approfondito percorso di quasi mille anni, un escursus storico che parte dai primi documenti ritrovati del IX secolo, scritti in greco, che citano la città di Briatico, fino alla fine della società feudale nel 1806.
Dopo aver letto questo volume sarà utile fare un giro del territorio circostante, in particolare attorno a Briatico Vecchia, salendo per la strada che conduce a San Cono per poi scendere a Potenzoni, San Costantino, San Leo e, come in una sorta di sindrome di Stendhal, si riusciranno a vedere altre cose, “si animeranno vicende profonde della realtà psichica e si riattiverà la vitalità della sfera simbolica personale. E il viaggio diventa pure, nella sue soste tanto attese nella città antica sognata, un'occasione di conoscenza di sé”. Si vivranno e si vedranno le antiche descrizioni della città con il castello, i conventi, le strade di selciato e le tante povere case affumicate, e la vita nella diruta Briatico Vecchia riprenderà a scorrere grazie al recupero della memoria di queste mille pagine, di questi mille anni.
Franco Vallone

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