Il frontone del nuovo Palasport Provinciale di Vibo Valentia

Il frontone, situato sul prospetto principale del Palasport provinciale di Vibo Valentia, vuole essere l’esaltazione dell’essenza della struttura che presto ospiterà la squadra sportiva di pallavolo vibonese e non solo. L’idea nasce dalla volontà di esprimere, attraverso le raffigurazioni utilizzate, un chiaro richiamo alla storia dello sport nella sua generalità, rendendo omaggio soprattutto agli sport Olimpici praticati nell’antica Grecia, che ha gettato il seme sulla nostra terra dando vita all’antica Hipponion, l’antica Vibo Valentia. Sport come Olimpiadi, che secondo un’antica leggenda sarebbero state istituite da Eracle e da lui consacrate al padre Zeus dal cui epiteto di Olimpio avrebbero tratto il nome. Il frontone, ispirato ai grandi templi dell’età classica, è impostato, seppur in termini moderni, all'’imponenza nella quale si vuole identificare, essendo l’epicentro dell’intera facciata, intende dare il benvenuto a tutti coloro che verranno ospitati all'’interno del Palasport quasi con un racconto intuitivo al quale non si può sfuggire, in maniera da essere reso fruibile dalla collettività. Esso, come spiega l’architetto conservatore Katia Grillo, “è composto dal fronte triangolare nel quale sono state inserite le grandi raffigurazioni tratte da vasi attici a figure nere e a figure rosse e dalla trabeazione a corrispondente alla grande trave poggiante su colonne; senza trascurare le origini della nostra terra Hipponiate, cui fanno più puntualmente riferimento il mascherone del lobo centrale e le teste leonine della trabeazione”. Infatti il primo corrisponde alla figura del Gorgone, i cui resti sono conservati presso il Museo Archeologico Statale di Vibo, rinvenuti presso il convento dei Cappuccini e considerata come elemento decorativo del tetto di un edificio sacro di età greca, mentre le teste leonine che corrono trai i triglifi della trabeazione intervallandosi ad altre immagini (costituenti le antiche mètope) che richiamano agli sport moderni (la pallavolo, la pallacanestro, il calcetto, i pesi, i guantoni del pugilato, la coppa italiana di pallavolo) dovevano far parte secondo alcune ipotesi, della cornice della gronda di un tetto di una piccola costruzione, forse di carattere sacro, databile intorno alla metà del V sec. a.C.
Modernità e richiamo all’antico dunque, attraverso un uso sapiente dei tracciati lineari, dei materiali adoperati, dei colori. Il progetto, dello stesso architetto conservatore Katia Grillo, è la sintesi di una elaborazione globale, dove i colori richiamano gli stessi adoperati sulle facciate dell’intera struttura e le immagini rimandano alla forza del corpo e alla forza dello spirito, nell’obiettivo di rendere le Olimpiadi perfetta espressione della cultura greca. I lavori di realizzazione, diretti dall’architetto Carolina Bellantoni, sono stati eseguiti dall’impresa edile di Giuseppe Suppa e Bruno Grillo mentre il mosaico in tessere di marmo naturale (rosso verona, giallo reale, grigio bardiglio, bianco statuario, botticino, botticino noce, verde alpi e nero) è stato realizzato dalla ditta “Decor Union 2000” in località Tressano di Castellarano (RE). Ed ecco nei particolari i pannelli del frontone descritti da Katia Grillo: “Atleti con giavellotto - raffigurazione centrale racchiusa nel semicerchio, tratta da un piatto; in esso sono rappresentati tre atleti con gli strumenti dello sport in esame, ovvero dei giavellotti ma anche un piccone che serviva per lavorare la sabbia o la terra adoperata in palestra durante gli allenamenti; Sollevamento pesi - raffigurazione nel cerchio a sinistra, tratta da un antico vaso greco; è raffigurato un giovane uomo di Siracusa che compete nel sollevamento dei pesi (due grossi massi). Lancio del disco - raffigurazione nel cerchio a sinistra, in cui vi è un giovane uomo nell’atto di lanciare il disco, con le gambe leggermente flesse e il busto piegato e ruotato in avanti. Dietro sono rappresentati due giavellotti mentre in alto a sinistra sono rappresentati uno strigile, ovvero uno strumento che serviva per pulirsi il corpo dopo gli esercizi, due capestri, che venivano impugnati nelle mani durante la prova del salto per dare lo slancio al corpo ed un peso, ovvero una palla attaccata ad un cordoncino che veniva impugnato e fatto roteare prima di essere lanciato. Una Olimpiade del V sec. a.C - raffigurazione centrale rettangolare, tratta da un vaso greco; sono rappresentate quattro figure poste di profilo: un allenatore vestito col chitone o himation che tiene in una mano un bastone biforcuto che serviva ad indicare la sua posizione di giudice sportivo ma che veniva adoperato anche per indicare agli atleti eventuali posizioni scorrette e segnalare loro le correzioni necessarie, mentre nell’altra mano tiene ramoscelli di ulivo, simbolo di vittoria. Il secondo è un atleta che sta per effettuare il salto, con la schiena leggermente ricurva e con in mano due capestri per effettuare la spinta seguito da due corridori. In basso uno scudo, rappresentazione della lotta, che nell’antichità era anche praticata come sport. Nike che vola verso un altare - raffigurazione posta in basso a destra, tratta da un antico vaso greco; la Nike è la dea della vittoria, che tiene in una mano un’ampolla e nell’altra un oinochoe, mentre vola verso un piccolo altare sul quale il fuoco arde intensamente, dove sta per compiere una libagione.“Milo di Kroton” - raffigurazione posta in basso a sinistra, tratta da un antico vaso greco. Milo è uno dei più leggendari atleti del mondo antico,e ancor di più della nostra terra, che vinse la corona non meno di sei volte, competendo fino all’età di circa quarant’anni. L’atleta è rappresentato come un giovane vigoroso, mentre tiene nelle mani dei ramoscelli di ulivo e rivolge lo sguardo verso l’allenatore che lo sta nominando vincitore”. Gli schemi più piccoli contengono altre immagini che richiamano agli sport antichi ed inoltre due fiaccole laterali, la cui fiamma simboleggia la sacralità attribuita alle antiche Olimpiadi e allo stesso tempo la continuità tra le Olimpiadi del mondo antico e quelle dell’età moderna. La trabeazione è completata con il simbolo moderno delle Olimpiadi e dello sport in generale, ovvero i cinque anelli inanellati che rappresentano i cinque continenti.
Franco Vallone

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