Lo CSER di Roma apre a Briatico

Il Centro Studi Scalabrini di Briatico, diretto da Padre Maffeo Pretto, entra a far parte, come elemento integrante, dello CSER Centro Studi emigrazione Scalabriniano di Roma e rappresenta, da oggi, un’articolazione del CSER stesso. In tutto ciò il Centro di Briatico, in linea con l’ispirazione originaria, mantiene l’autonomia gestionale nella promozione di attività di studio e ricerca nel campo culturale, religioso, sociale ed economico e nella divulgazione dei risultati delle proprie ricerche. A dichiararlo, da Basilea, è il Superiore Generale dei Missionari Scalabriniani Padre Gabriele Parolin C.S.
Più di quindicimila volumi costituiscono oggi l’importante biblioteca di Briatico che è divenuta, in questi anni, un importante punto di riferimento per studiosi di tutta la Calabria per la sua specializzazione nell’antropologia culturale e nella storia della Calabria e dei suoi paesi.
Padre Maffeo Pretto , classe 1929, nasce a Verona , compie gli studi a Como e successivamente li completa a Roma presso l’Università Gregoriana. Si laurea prima in teologia e successivamente in filosofia. Nel 1954 viene ordinato prete nella congregazione scalabriniana, la congregazione di Monsignor Giovanni Battista Scalabrini, vescovo e apostolo degli emigrati. Padre Maffeo inizia ad insegnare filosofia nei licei di Como e Piacenza, poi a Roma presso l’Istituto Universitario “Toniolo” per un periodo di formazione e di assistenza con gli universitari. Nel 1979, con l’apertura in Calabria del Centro Studi Scalabrini per le Migrazioni Meridionali, diventa un vero e proprio ricercatore sul campo. Apre il centro studi con annessa biblioteca a Favelloni di Cessaniti e poi a Briatico.
Maffeo Pretto, il missionario per i migranti, il prete veneto del nord s’incontra con la cultura del profondo sud e questo incontro-scontro tra culture formerà un padre Maffeo antropologo culturale di grande spessore. Sono gli anni in cui padre Maffeo gira per contrade e campagne, scrive di paesi che si guardano e non si parlano, organizza escursioni per grotte e luoghi remoti, diviene scopritore di luoghi e di persone, di storie e leggende. Studia, in particolare, il pregare genuino della gente, quello fuori dalle chiese, dei poveri, dei pescatori, dei contadini, dei niente del tutto.
Da queste profonde ricerche pubblicherà alcuni preziosi volumi, il primo sui rapporti amicali, dal titolo Cultura popolare calabrese e società amicale, nel 1985, poi una preziosa ricerca sulla religiosità dal titolo “La pietà popolare in Calabria”, poi altri due volumi su “Santi e Santità nella pietà popolare in Calabria” e successivamente “Teologia della Pietà Popolare” e recentemente “Briatico nella storia” per Editoriale Progetto 2000 di Demetrio Guzzardi.
Oggi Padre Maffeo Pretto, scalabriniano, missionario per i migranti, responsabile del “Centro Scalabrini”, direttore della fornitissima biblioteca del centro, svolge attività di insegnamento semestrale di Antropologia culturale e religiosa presso l’Università Urbaniana di Roma. È fondatore degli “Amici della Calabria” che si sono costituiti Laici Scalabriniani alcuni anni fa.
Oggi l’Associazione continua con ricerche sul campo ed ha l’esigenza di pubblicare e far conoscere le ricerche fatte nel passato che toccano i settori dell’antropologia culturale, dello studio dei fenomeni malavitosi, dell’economia, della devianza sociale, della religiosità popolare, del folklore e della superstizione, delle migrazioni.
“L’emigrazione in Calabria - conclude Padre Maffeo - continua oggi con l’emigrazione dei cervelli. Perché ottimi giovani riescono ad avere successo solo fuori da questa regione? Perché non dentro? In Calabria gli immigrati vengono trattati secondo la legge? Se il lavoro dipendente è in genere ricco di soprusi per l’indigeno, ci chiediamo, come vengono trattati i lavoratori extracomunitari? Cosa c’è in Calabria che non funziona?” Domande, solo domande per chiudere. Ma questo significa che l’opera di Padre Maffeo Pretto continua, che la ricerca non è finita. Ed è già una grande speranza per il futuro calabrese.
Franco Vallone

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