Le ritualità in bianco e nero della zucca sdentata di color arancio


Le nuove mode dettate dal mercato tra antiche tradizioni celtiche, tra arcaicità calabrese e tradizione americana

Questi sono i giorni dell’arancio e i giorni della fine di ottobre si colorano del colore della zucca sdentata presa in prestito dai bisogni dettati dal mercato per creare altri giorni che fruttano soldi con la scusa degli eventi da ritualizzare, anno dopo anno. È facile vedere in questi giorni d’arancio, anche per le strade della nostra Calabria, negozi e negozietti, ipermercati, bar e pasticcerie con le vetrine allestite di tutto punto e stracolme di gadget, giocattoli, oggetti e dolci tutti rigorosamente di colore arancio o anche nero e bianco. Tutti richiami aventi come tematica halloween, la festa americana dello “scherzetto dolcetto”, esportata da alcuni anni dagli Stati Uniti ma che invece pone le sue antiche radici nel mondo e nella civiltà celtica. Proprio in questo periodo di soglia tra ottobre e novembre, alcuni anni fa, vi erano, anche nella nostra regione, tradizioni simili per la ricorrenza della festa di Ognissanti e per la commemorazione dei defunti. Elementi rituali e liturgici straordinariamente simili a quelli della famosa ricorrenza festiva di oltreoceano. Ultimi giorni di ottobre, uno e due di novembre, un periodo a cavallo tra due mesi per ricordare nella nostra tradizione Cattolica, nel nostro calendario, che è festa dedicata a tutti i Santi e a tutti i nostri predecessori che oggi non ci sono più. In Calabria, abbiamo dimenticato, da anni, molte abitudini, tradizioni e usanze, legate certamente alla antichissima festa di halloween originaria che ha sicuramente riferimenti diretti con la giornata di Ognissanti e con quella dei morti del 2 novembre. Halloween ritorna. È solo un ritorno culturale che prende la strada più lunga per ritornare. Riattraversa l’Oceano Atlantico e ritorna nei nostri paesi, nelle nostre città. Tutti cercano di recuperare l’antica festa che è, oggi, in America, uno degli eventi folkloristici più seguiti. È un riappropriarsi di uno dei più antichi riti celebrativi la cui origine risale a tempi lontanissimi. La sua crescente popolarità, anche in Italia e in tutta Europa, deriva dalla tradizione americana della notte dei travestimenti e del “trick or treat (scherzetto o dolcetto). Nella nostra tradizione Cattolica, nel nostro calendario, a tutti i Santi viene dedicato il giorno del primo novembre, mentre il giorno successivo è dedicato alla commemorazione dei defunti. Il giorno dedicato ad Ogni Santi (in inglese All Saints’Day) aveva una denominazione arcaica: All Hallws’Day. Presso i popoli antichi la celebrazione della festa di tutti i Santi iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° novembre era denominato proprio “All Hallows Even” che venne presto abbreviato in “Hallows’Even”, poi in epoche più recenti in “Hallow-e’en” ed infine in “Halloween”. In Calabria abbiamo dimenticato da anni questa celebrazione che aveva sicuramente riferimenti con la giornata di Ognissanti e con quella dei morti, con il 2 novembre. In provincia di Reggio Calabria, in Aspromonte, per tutto un mese, in autunno, ogni sera si usava mettere sul tavolo di casa un piatto ricolmo di cibo, con pane e una bottiglia di vino, un boccale d’acqua e anche un mazzo di carte da gioco. Una antica usanza, un arcaico modo per rifocillare i defunti che, proprio in questo periodo, secondo la credenza popolare, di notte, vagano nel mondo dei vivi. A Rosarno, sempre n provincia di Reggio Calabria, ma anche a Filandari ed altri paesi della provincia di Vibo Valentia, si usava raccogliere la cera che si scioglieva sulle lapidi dei cimiteri dai lumini votivi. Questa cera recuperata viene fusa in delle forme, costruite con la canna, o in contenitori vegetali, cipolle, peperoni o piccole zucche, con un nuovo stoppino posizionato all’interno. Queste nuove candele riciclate venivano poi utilizzate nelle sere dei morti, tra ottobre e novembre. Si girava per le strade del paese, si bussava alle case dei compaesani per chiedere qualcosa per “i beniditti morti”. Si ricevevano dolciumi o qualche monetina, molto più spesso fichi secchi, corbezzoli, zinzuli - giuggiole, castagne, sorbi, castagne bollite, noci e nocciole. Altra usanza era quella di andare in giro con delle grosse zucche svuotate e intagliate a forma di cranio sdentato, illuminate da una candela posizionata all’interno. Le zucche sdentate dette “teste di morto” legano perfettamente e simbolicamente la nostra tradizione a quella di halloween. Si andava in strada a raccogliere piccoli regali di parenti, amici e conoscenti, sempre in nome dei benedetti morti e successivamente si posizionavano le “zucche-teste di morti” sulla finestra della propria casa, per illuminare, con la loro luce fioca, le notti più buie dell’anno. Sempre in Calabria, in questo periodo, vi è l’usanza di consumare un particolare dolce bicolore dall’intenso profumo di cannella denominato “ossa di morti”, molto vago come forma estetica, ricorda lontanamente un osso. A Villa San Giovanni, invece, l’anatomia di questi dolci viene curata molto, i dolci dei morti assumono una forma realistica di scheletro completo di teschio. Sono i dolci della devozione e del ricordo, sono elementi di una vera e propria alimentazione della memoria e dell’anima che ci permettono di recuperare le tradizioni più arcaiche, quelle che detengono la nostra identità culturale. Secondo alcuni studiosi la celebrazione di Halloween ha origine molto più remote di quanto possiamo pensare e pone le sue radici nel periodo della civiltà Celtica. Gli antichi Celti, che abitavano in Irlanda, Francia e Gran Bretagna, festeggiavano l’inizio dell’anno nuovo il 1° di novembre, proprio il giorno in cui si celebrava la fine della stagione calda e l’inizio della stagione fredda, del buio e delle tenebre. La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre era una soglia molto importante, un momento solenne che rappresentava, per i Celti, la più importante celebrazione del loro calendario. Tutte le leggende più antiche ci narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie che si svolgevano in questa notte particolare. Molte leggende riguardavano proprio la fertilità della terra, il terrore e il panico per l’inizio semestrale del Dio delle Tenebre (dell’Inverno). La ricorrenza segnava per i Celti la fine dei raccolti e l’inizio dell’inverno e assumeva una rilevanza particolare. Le persone si chiudevano in casa per ripararsi dal freddo, i greggi venivano riportati a valle. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 ottobre) il Signore della Morte, Samhain, Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti. In questa soglia per loro tutte le leggi del tempo e dello spazio venivano sospese permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. Nei villaggi si spegnevano i focolai per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornarvi. Questo antico rito consisteva nello spegnere il fuoco sacro sull’altare e riaccendere il nuovo fuoco il mattino seguente. Un rito evidente di purificazione, rinnovamento e propiziazione per salutare il nuovo anno. Una rappresentazione ciclica, del Tempo e della vita stessa, dove veniva celebrata la speranza del ritorno alla vita. L’usanza americana di travestirsi la notte di Halloween nasce dalla stessa tradizione dei Celti. Si ritrovavano nella notte del 31 ottobre a festeggiare mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Questi personaggi grotteschi rientravano nei loro villaggi illuminando il loro cammino con lanterne costruite con delle cipolle intagliate e riempite dal fuoco sacro. I Celti offrivano alle fate del cibo o del latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case. Il trick or treat si fa risalire a quando i primi cristiani elemosinavano per un pezzo di dolce dell’anima che era quasi sempre un pezzo di pane. Più dolci dell’anima una persona riceveva, più preghiere si promettevano a favore di defunti della famiglia che aveva donato il pane. In America i ragazzini travestiti con maschere mostruose e costumi terrificanti vanno in giro a chiedere, dolcetti o scherzetti. Se non ricevono niente rispondono con qualche brutto scherzo. Durante il I° secolo i Romani invasero la Bretagna e vennero a contatto con questi antichi riti e celebrazioni. La Chiesa Cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani che prevedevano la presenza, nell’immaginario collettivo, di streghe, demoni e fantasmi. Nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre e diede così un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l’influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, la festa del giorno dei morti, il 2 Novembre, in memoria delle anime dei defunti che venivano ricordati e commemorati dai loro cari.
Franco Vallone

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