Quando Carnevale si chiamava Vincenzo - Un luogo e un tempo dove tutto era lecito e capovolto

L'amministrazione Comunale di Briatico e l'associazione "Eleutheria" organizzano, per questa sera alle 19:00, l'evento carnascialesco che annualmente richiama a San Costantino di Briatico migliaia di persone per partecipare alla farsa di Re Carnevale. Secondo l'assessore alla cultura del comune, Agostino Vallone, "è un vero errore disperdere quanto di interessante abbiano saputo produrre nel tempo oscuri autori del ceto popolare i cui nomi sono fatalmente destinati all'oblio. Si tratta di un patrimonio culturale di tutto rispetto che la voce del popolo del paese tramandava, di generazione in generazione". Tra le numerose tradizioni del territorio vibonese quella del carnevale occupava nel passato una pagina importante della vita della comunità. La festa di Re Vicenzuni veniva infatti vissuta come momento di aggregazione e rappresentava la vera festa popolare, era, per un attimo, la libertà più assoluta, la festa del popolo senza limiti, il luogo del ridere, dello scherzo e della follia, del capovolgimento delle cose, dell'esternazione della materialità e dell'abbondanza alimentare. Nella festa tutto diviene lecito, ogni gerarchia viene sovvertita, cadono i tabù ed i rapporti divengono spontanei e disinibiti, superando i freni inibitori imposti dalle convenzioni sociali e le barriere culturali create da differenze di età, di classe e di sesso. Il singolo si spoglia della sua individualità per fondersi e confondersi nel vortice della festa che attraverso il vino rosso e la carne di maiale, la danza, la musica e i fumi piccanti del peperoncino, permettono di liberarsi, di annullarsi per ritrovarsi assieme a tutta la comunità, con gli altri, a condividere emozioni comuni che esulano dalla sfera quotidiana, emozioni in cui l'elemento materiale e quello simbolico trovano la loro sintesi. Anche a San Costantino di Briatico, a Carnevale, tutto il popolo era in piazza per improvvisare un corteo funebre che, per le strade del paese accompagnava le spoglie di Re Vincenzo, rappresentato da un pupazzo di cenci e paglia. Oggi, ancora una volta, si rivive l'atmosfera del Carnevale degli anni passati per come è stato tramandato. Gli organizzatori, attraverso questo evento, vogliono rendere omaggio alla memoria di Grazioso Garrì autore di un poemetto satirico in vernacolo del 1930 dal titolo "Discurzu a Carnalavari" declamato in piazza nel giorno di "carnalavari", recuperato e curato dal figlio, Giuseppe Garrì. "Oggi - scrive il Garrì - a distanza di poco più di mezzo secolo, poco o nulla rimane di quel mondo arcaico che improntò la vita quotidiana delle generazioni passate fatta per molti versi di privazioni e di stenti, ma anche di appartenenza e di aggregazione che aveva lo straordinario potere di animare la vita di un villaggio e di dare un senso alla grama quotidianità. L'evoluzione dei tempi ci ha fatto conoscere un relativo benessere materiale, ma nello stesso tempo ha cancellato tradizioni e costumi che avevano un'intrinseca valenza umana e culturale di cui tutti avvertiamo oggi la mancanza, ma che forse non riusciremo più a far rivivere". "La manifestazione del nostro paese - afferma il professore Luigi M. Lombardi Satriani - si inserisce in un ampio quadro rituale molto presente in tutta Europa, nel quale, nella veste scherzosa del divertimento, il processo e la condanna di Carnevale, il corteo funebre dello stesso Carnevale e numerosissimi altri tratti si articolano concretamente testimoniando una vicenda plurisecolare e svolgendo profonde funzioni culturali." Stasera, alle ore 19.00, a San Costantino di Briatico si risveglieranno, ancora una volta, gli antichi, arcaici personaggi della storia di Carnevale.
Franco Vallone

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