Chi tocca la sanità muore

Sette morti solo nel mese di agosto: in Calabria la presunta malasanità uccide più della 'ndrangheta. Il ministro Sacconi ha inviato i suoi ispettori, mentre la Commissione parlamentare ha convocato il governatore Loiero. Che entro metà settembre dovrà dimostrare di avere i conti in ordine per evitare il commissariamento. "Ma il problema della sanità calabrese non è economico, quanto di organizzazione", spiega a 'L'espresso' Doris Lo Moro: "Qui aumenta il debito sanitario ma non cresce la qualità dei servizi e quel che è peggio si continua a morire di sanità".

Deputato del Pd, magistrato in aspettativa, in politica dal '93, quando divenne sindaco di Lamezia Terme dopo lo scioglimento del comune per mafia, la Lo Moro è stata assessore nei primi due anni della giunta Loiero: un compito delicatissimo, specie dopo l'omicidio Fortugno: "L'ho vissuto sulla mia pelle, io stessa sono stata a lungo un bersaglio: ho capito che per gli interessi nella sanità in Calabria si può anche morire".

Ma dopo mesi di minacce e di grande tensione, il presidente Loiero l'ha sollevata dall'incarico. Lo ha fatto all'indomani del varo in giunta del suo Piano Sanitario che resta ancora fermo nel consiglio regionale. Non condivideva le sue scelte?
"Non credo: lui sostenne il provvedimento in giunta. Il problema è l'assillo di consenso che accompagna le scelte di Loiero. E nella sanità il consenso lo danno il territorio, continuando ostinatamente a tenere aperti ospedali inadeguati, e la risposta agli interessi diffusi che in questo settore sono presenti a tutti i livelli. La cosa più incredibile in Calabria è questo intreccio tra interessi e salute pubblica. Un rapporto perverso".

Ma perché allora fu 'licenziata in tronco'?
"Perché si stava perdendo il consenso di operatori della sanità privata che pretendevano pagamenti che il dipartimento riteneva non dovuti. Fui molto chiara: dei 200 milioni di euro reclamati non si sarebbe mosso un centesimo dalle casse regionali. Si trattava di prestazioni erogate oltre il limite consentito: un gioco che negli anni aveva contribuito a far lievitare il deficit. Non ho nulla contro la sanità privata, ma c'è una sentenza chiara in materia del Consiglio di Stato: le regioni non devono pagare prestazioni fuori budget. L'associazione di categoria, per tutta risposta, chiese a Loiero il mio allontanamento. Ci fu un intenso scambio epistolare tra il governatore e il presidente nazionale dell'Aiop, l'associazione della sanità privata (il calabrese Enzo Paolini, ndr) in cui venivano date perentorie disposizioni per la mia cacciata".

E Loiero cosa fece?
"Mi chiese di cambiare delega sapendo che non avrei accettato".

Ma se il motivo fosse quello, avrebbero poi sbloccato i pagamenti...
"Lo stanno facendo, infatti. Nei giorni di Ferragosto, l'Asl interessata dai primi casi di presunta malasanità ha raggiunto un accordo per sbloccare quei pagamenti. Si tratta di una quota parte consistente dei 200 milioni. È tutto nero su bianco, in un verbale sottoscritto dal presidente nazionale Aiop che non si capisce perché si scomodi in pieno agosto per un accordo relativo a una singola azienda. Non si comprende neanche l'insolita fretta se non per il timore di un possibile commissariamento governativo che non consentirebbe di riaprire una trattativa già motivatamente chiusa".

E cosa c'entra Loiero con un verbale siglato da una Asl?
"Intanto perché da tempo tiene per sé la delega alla Sanità calabrese. Poi, perché il direttore generale di quella Asl (Franco Pietramala dell'Asp di Cosenza, ndr) è persona di sua stretta fiducia che più volte mi ero rifiutata di nominare quando me lo aveva chiesto".

Cosa la frenava?
"Il fatto che nel suo curriculum ci fosse una condanna definitiva per falso con pena sospesa: non ho particolari pregiudizi ma non mi sembra un titolo di merito per una persona cui affidare i conti di un'Asl. Specie in una terra difficile e provata come la Calabria". n

di Claudio Pappaianni (L'Espresso del 18 Settembre 2009)

Commenti

  1. Allucinanti le ragioni addotte dalla Lo Moro. Io credo che siano vere solo in parte. Se i 200 mlioni di euro che la consorteria della sanità privata voleva e se questi non erano legittimi, allora Loiero deve essere arrestato. La Lo Moro ha il dovere di denunciare il malfatto. Altrimenti dovrebbe stare zitta. Strano che denuncia questa cosa solo il 18 Settembre 2009 sull'Espresso a più di due anni dal suo licenziamento dalla giunta Loiero. Prenda ad esempio Angela Napoli. Lei si che una donna tutta d'un pezzo. Denunciare dopo 2 anni una cosa non è certo degno di una seria "compagna". Non ci incanti Doris, io ti ho anche votata una volta, ma tu racconti sciocchezze. Altre donne del PD sono più valide di te ed è ora che lasci spazio a loro.

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