Rino Gaetano: grande perchè anti-divo

A più di un quarto di secolo dalla sua morte le sue canzoni ancora attuali

I suoi testi sono ancora oggi pillole di saggezza che accompagnano molti giovani nei sentieri tortuosi dell'esistenza. Entrato prepotentemente nel cuore di tanta gente, forse per quel modo originale di rapportarsi alla vita, di Rino Gaetano resta comunque il rammarico di una fine tremenda.
La primavera del 1981, si è trasformata in un gelido inverno sulla quella via Nomentana, in Roma, dove il cantautore calabrese risiedeva ormai da tempo.
Nato a Crotone nel '50 egli si trasferisce a Roma all'età di 10 anni.
Nella capitale i suoi primi approcci con la musica, impara a suonare la chitarra e scrive le sue prime canzoni. Si trova però di fronte allo scetticismo del mondo musicale per la sua maniera singolare di proporre le sue composizioni, poco in linea con la tendenza seriosa e di stile "impegnato" degli anni '70.
Viene comunque notato e ingaggiato da alcuni personaggi dello spettacolo (Sergio Bardotti e Vincenzo Micocci, quest'ultimo proprietario dell'etichetta discografica It).
Il suo primo Lp "Ingresso Libero" (1974), distribuito dalla RCA, nonostante non abbia goduto dei favori del grande pubblico e neanche dei critici, funge da anticamera ad un periodo di riscontri positivi, a cominciare dal 45 giri "Ma il cielo è sempre più blù", inciso nel 1975, una specie di "tiritera" che "ironizza" su alcuni aspetti negativi della società del tempo in cui il cantautore calabrese si pone dalla parte dei lavoratori, degli emarginati, dei più deboli…insomma, per combattere al loro fianco e ricordare a costoro che nonostante tutto "il cielo è sempre più blù".
Grande dose di ottimismo, dunque, che non rinnega la sua naturale inclinazione al sarcasmo amalgamandolo perfettamente ad un autentico coraggio civile.
Nel '76 esce il suo 2° Lp, come esito di un lungo periodo di impegno, intitolato "Mio fratello è figlio unico" (il titolo è già un trattato) con inclusa la famosa "Berta filava", di chiara matrice popolare.
Dal 1976 al 1978, Rino Gaetano, si consolida sempre più come il cantautore "sui generis", il "grillo parlante" per antonomasia che parla alle coscienze e compone una serie di canzoni che hanno la qualità (insolita per alcuni aspetti) di regalare qualche momento di spensieratezza ma anche far riflettere sui temi tanto delicati quanto difficili da affrontare in musica.
I successivi Lp "Aida" (1977) e "Nuntereggaepiù" (1978) fanno registrare un crescente consenso da parte di un pubblico attento che gli attribuisce il massimo riconoscimento con la canzone "Gianna", presentata al festival di Sanremo del 1978 dove il cantautore si presenta alla grande platea dell'Ariston esprimendo tutte le sue doti di originalità. La canzone conquisterà solo il terzo posto ma spopolerà nella Hit Parade.
Rino Gaetano era grande perché era antidivo. Le sue canzoni sono terribilmente attuali e forse è questo il suo miracolo. Molti giovani si rammaricano di non averlo mai conosciuto, però lo ascoltano e suonano le sue canzoni. La sua ironia, ricca di intensa poesia, ci accompagnerà per anni. Egli cantava "Chi vivrà vedrà" e noi che possiamo vedere, vorremmo poter vedere altri artisti come lui.
Molte le iniziative in questi ultimi tempi per ricordare Rino Gaetano.
Tanti gli spettacoli effettuati in tutta Italia, Calabria compresa, dalle cover band.

Carlo Grillo (Presidente Ass. Cult. "Calabria Logos")

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