Natuzza Evolo: "Io sono verme di terra". La grandezza della sua testimonianza non muore con il suo corpo

C'era una volta, oramai purtroppo si può dire, Natuzza Evolo. Eravamo nel secolo scorso, che poi è il nostro vicino '900, ed era il lontano ventitrè agosto del 1924, un normalissimo giorno nella storia degli uomini, una data come tante che però si è caricata, nel tempo, di un grande simbolismo cristiano. È una semplice data di nascita ma è anche la straordinaria data dell'inizio dell'essere di Natuzza Evolo, conosciuta oramai in tutto il mondo come la mistica di Paravati. Nel piccolo paese, frazione di Mileto, in quel tempo c'erano davvero poche povere case basse, con le ceramide rosse, che si stringevano in fila attorno alla chiesa ed altre che si inseguivano lungo la strada principale, polverosa e stretta, che da Vibo Valentia portava e porta ancora oggi a Reggio Calabria. Allora, in una di queste povere case, nasceva Natuzza. 85 anni dopo, l'1 Novembre 2009 nella stessa casa Natuzza Evolo è morta. Le cose sono cambiate a Paravati, le strade oggi sono tutte asfaltate, le case e le cose hanno seguito le modernità del tempo, degli uomini e delle loro tante storie umane. Ottantacinque anni dopo quell'antico 23 agosto il giardino della Casa di Natuzza è diventato quello della sede della grande Fondazione. Ora dalla balconata affaccio, sotto uno strapiombo naturale, c'è una grande spianata di terra e tufo bianco con alcuni secolari ulivi che spuntano ogni tanto e tradiscono l'origine del luogo e ci dicono che tutto, li sotto, era uliveto selvaggio. Ora al suo posto un mega cantiere edile, una cupola, una grande chiesa moderna in costruzione, strutture finite e da finire in grezzo cemento armato. È il progetto sogno di Natuzza, progetto non suo, divino si dice. Oltre al cantiere si vede e si sente, da qui sopra, qualcosa di più: una pace e una serenità speciale. Forse è solo suggestione, ma forse no!. Paravati ormai è legato in modo indissolubile al nome di Natuzza, un nome che apre le porte ad un vero e proprio universo di misticismo perchè questa di Natuzza sembra una storia lontana centinaia di anni ed invece ci rendiamo conto che nasce ed inizia nel vicino '900 e si trova oggi ad essere storia del duemila, storia attuale che, comunque, fuoriesce da ogni tipo di umana visione. La scena che si presenta ai nostri occhi è incredibile: gente, gente, gente… gente dappertutto in attesa di vedere il corpo di Natuzza. Gente richiamata da ogni parte. È impressionante il modo in cui, per anni, hanno seguito lo sguardo verso questa piccola e semplice figura sul palco, una signora con gli occhiali. Poi Natuzza rivolgeva un saluto alla gente e diceva semplicemente che pregava per tutti. L'altra sera la stessa gente era in fila chilometrica per portare l'ultimo saluto alla umile signora di Paravati, quella che nella sua semplicità e consapevolezza dell'effimero vivere diceva essere "un verme di terra". Gente in cammino per ore per poter vedere la santa, la mistica, solo per un attimo. In tanti muoiono con la sicurezza di ritornare al grande buio, Natuzza se ne andata con la sicurezza di andare verso una grande luce e questa sicurezza, questa grande fede, l'ha trasmessa continuamente in tutti questi anni di vero e proprio servizio. Ora Natuzza è stata deposta all'interno della cappella della stessa sua casa-Fondazione, in attesa del completamento della grande chiesa dove verrà traslata successivamente. Molti ieri passando davanti alla sua salma hanno potuto osservare il suo volto sereno che, improvvisamente dopo la morte, dimostrava almeno vent'anni di meno. Fatto straordinario o semplice rilassamento muscolare? In tanti altri hanno poi osservato e testimoniato fotograficamente strane luci in cielo, bagliori notturni improvvisi e veloci, finanche una croce luminosa.... Voglia di partecipare ad un momento così straordinario, strane coincidenze, bisogno dettato dalla crisi della presenza o semplici suggestioni collettive? Le parole più forti che si sono sentite davanti al corpo di Natuzza Evolo in questi giorni sono state quelle pronunciate da un sacerdote che ha detto: "Natuzza, se hai potuto fare tutto questo da viva immaginiamo cosa potrai fare adesso che sei morta". Parole forti, toccanti, attuali che in un baleno fanno riemergere le migliaia di testimonianze del suo percorso lungo ottantacinque anni. Ed ecco cosa invece raccontava su Natuzza, qualche anno fa, il giornalista Antonio Magro di Cosenza, a Valerio Marinelli, studioso e biografo che su Natuzza ha scritto ben sette volumi illustrati. "Intorno alla fine degli anni Quaranta io facevo il corrispondente a Vibo Valentia del "Risorgimento", un quotidiano dell'editrice il Mattino di Napoli, e venni mandato a Paravati per un sopralluogo. Quel giorno ho trovato un operatore del cinegiornale e vari giornalisti, venuti da fuori. E lì abbiamo trovato in una casetta modestissima, in una casupola anzi direi, Natuzza, seduta ad un braciere che teneva un bambino in braccio. Ad un certo momento, mentre qualcuno cercava di farle delle domande e lei, da donna modesta quale era, analfabeta, dava delle risposte e diceva di questi fenomeni, d'improvviso dà dei segni come se si sentisse male. Allora una donna che era là vicina le sottrae il bambino, per paura che cadesse a terra, e lei suda sangue. (…) Uno tirò dalla tasca un fazzoletto, prende questo fazzoletto ed asciuga sulla fronte: c'erano delle stille di sangue. Asciuga, e quella donna in dialetto sempre ha detto: vedete se è apparsa qualche cosa! Perché di solito appaiono dei segni. Ed infatti era apparso un disegno a sangue. C'era in alto una pisside, da questa pisside partiva, una strada che scendeva e faceva una curva; all'inizio della curva c'erano due angeli, e sotto, alla fine della strada,c'era questa scritta in latino Deus in terra visus est. Lo ricordo benissimo. Questo è il fenomeno che abbiamo osservato allora. Dopo un pò lei si riprese, un pò stanca perché era venuta meno…".
Franco Vallone

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