"La città ripensata" di Fulvio Terzi edito da Progetto 2000

Urbanistica e architettura a Cosenza tra le due guerre

Il volume sarà presentato venerdì 21 maggio 2010 nella sala convegni dell’Archivio di Stato di Cosenza, con inizio alle ore 18. Sono previsti gli interventi del direttore dell’Archivio di Stato Anna Maria Letizia Fazio, della presidente dell’Associazione culturale Xenìa Gabriella Coscarella, dello storico Falvio Mazza direttore di Bottega editoriale e del senatore Massimo Veltri, fondatore del gruppo su Facebbok “Il senso del tempo. Il valore di un posto. Cosenza”, il capitano dei carabinieri del Nucleo per la Tutela del patrimoni,culturale Raffaele Giovinazzo. Naturalmente saranno presenti l’editore Demetrio Guzzardi e l’autore l’architetto Fulvio Terzi.

«Cittadini non sudditi» insegnava Lorenzo Milani ai suoi alunni nella Scuola di Barbiana, e il libro dell’architetto Fulvio Terzi La città ripensata si propone anche questo obiettivo: aiutare i cosentini ad essere consapevolmente cittadini di Cosenza, conoscendo i vari passaggi urbanistici della città, con una proiezione tra l’appena ieri, l’oggi e i futuri spazi urbani che abiteremo. Compito della cultura è l’amore verso il sapere; conoscere come si è sviluppato il luogo che abitiamo è un aiuto a vivere positivamente la cittadinanza e a saper progettare il futuro. Le scelte urbanistiche, fatte dagli uomini della politica, sono fra quelle che incidono in modo rilevante sulla collettività. La crescita di una città è la firma più evidente che gli amministratori lasceranno sul territorio, compresi gli spazi urbani destinati a diventare i luoghi della comunità, manifestando in tal modo la loro visione nel concepire se stessi e i propri amministrati.

Cosenza è tra le poche città che non ha avuto un’espansione unicamente attorno al suo nucleo originario, per ragioni orografiche ha dovuto guardare verso Nord, ha dovuto passare i suoi fiumi ed ha costruito le sue strade, le sue case, i suoi uffici, le sue piazze, le sue chiese, espandendosi nella pianura che aveva davanti. Ma ci poteva essere un altro sviluppo per Cosenza? Forse no, la voglia di una nuova città era tanta. La stazione con i treni che arrivavano dietro il Carmine, fece sì che su quel pianoro importanti istituzioni costruissero i loro insediamenti. Il Novecento poi, fu foriero di grandi novità, le ideologie produssero idealità troppo contrastanti, ma che cambiarono la qualità della vita.

Dopo l’Unità d’Italia e la prima guerra mondiale, l’avvento del Fascismo portò alla ribalta una nuova classe politica, con una diversa modalità di intendere lo sviluppo urbano: per l’ideologia mussoliniana il corporativismo era un principio irrinunciabile e dare una casa confortevole ai lavoratori significava far assurgere quell’impiego a simbolo di un nuovo status; ecco nella nuova città le abitazioni per i ferrovieri, i post-telegrafonici, i funzionari statali, gli insegnanti, ecc. E poi i grandi edifici pubblici a simboleggiare la rinnovata presenza dello Stato; ne è un esempio l’imponente edificio dell’Istituto Magistrale. Al regime interessava formare degli insegnanti, e il «Lucrezia della Valle» era anche un monito per gli studenti che frequentavano quella scuola per capire quale importanza il Fascismo dava all’istruzione; parimenti il monumentale Palazzo degli Uffici, manifestava fisicamente la presenza istituzionale dello Stato nel contesto della città, ormai in fase avanzata di rinnovamento.

Il lavoro che l’architetto Fulvio Terzi consegna ai cosentini e agli studiosi ha tanti pregi, ne elenco qualcuno: il primo, rendere semplici ed essenziali i concetti nel campo dell’urbanistica e dell’architettura, spesso incomprensibili e riservati solo agli addetti ai lavori; il secondo, l’approfondimento di un periodo storico, che troppo spesso, è stato volutamente non analizzato, forse perché ideologicamente e frettolosamente lo si è etichettato come fascista; il terzo aver fatto prendere coscienza che la cosiddetta città nuova è ormai da considerarsi storica. Tanti lettori di questo libro abitano quelle case che l’architetto Terzi ha studiato, un obiettivo di questo lavoro è anche quello di far prendere coscienza a tutti, ma specialmente ai proprietari di quegli immobili, che la propria abitazione fa ormai parte di un importante patrimonio edilizio.

L’ultimo è quello di presentare lo sviluppo urbano e il contributo apportato al più vasto dialogo nazionale nel campo dell’architettura, svolto in Italia, nel periodo tra le due guerre. A Cosenza hanno operato illustri architetti italiani, di valore internazionale, che ci hanno lasciato segni importanti del loro passaggio; è bene conoscere queste opere, studiarle, ma soprattutto conservarle quale memoria storica di un preciso momento dell’agire umano.

Dopo la lettura di queste pagine sarà più difficile passare indifferenti davanti al Palazzo della Camera di commercio di via Alimena, dalle villette di via Parisio, notare le «linee oblique ed ellittiche» di tanti edifici pubblici o di edilizia popolare; riconoscere nel Monumento ai caduti nella Villa nuova in corso Umberto, uno dei segni più significativi del futurismo calabrese; ed ancora sapere che la nuova Chiesa di San Nicola è stata progettata da Vittorio Ballio Morpurgo, lo stesso architetto che ha firmato a Roma il Palazzo della Farnesina, che attualmente ospita la sede del Ministero degli esteri e che un altro grande protagonista dell’architettura italiana, Mario Ridolfi, ha progettato, a forma di mandorla, la struttura centrale del carcere di via Popilia. L’invito è dunque quello di guardare con gli occhi della conoscenza, le strade, gli edifici, i monumenti della città, che forse non sempre abbiamo saputo apprezzare ed amare.
Demetrio Guzzardi

Commenti

  1. Ho apprezzato il diligente lavoro fatto da Fulvio Terzi. Un bel passo avanti per la storia urbanistica della città di Cosenza. Forse si potevano tilizzare anche i preziosissimi documenti e i bellissimi disegni tra il 1870 e il 1900, conservati nell'archivio centrale dello Stato, insime con quelli relativi all'impianto della prima stazione ferroviaria.
    Complimento comunque e buon lavoro
    Pietro de Leo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Maria Gabriella Capparelli, una cosentina di successo al TG1 di Unomattina

Gli affreschi di Renoir a Capistrano – un mistero svelato

Ciucci di Calabria