"Giganteschi" Raduni

Vibo Valentia e la sua provincia si riconferma "Capitale dei giganti processionali". Dopo il grande recente raduno di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, è la volta, il prossimo 13 agosto, di Vibo Valentia dove, per le strade del centro storico, sfileranno ben ventuno coppie di giganti per l'iniziativa voluta dalla Pro Loco del capoluogo. L'iniziativa denominata "Invasioni di Giganti & Giganti" si concluderà a sera con un gran finale, un ballo collettivo con la presenza di tutte le coppie, l'incendio del Camejuzzu i focu, una tamburrinata pazza e il ballo della pupazza". Dopo soli tre giorni, il 16 agosto, ad essere invase dai giganti saranno le strette viuzze di Sciconi e Conidoni di Briatico. In questo caso l'AICS Gioventù - Sciconidoni organizza il "Terzo Raduno dei Giganti" con un record di ben 32 coppie di giganti presenti. Anche in questo caso lo spettacolo è assicurato e si concluderà con la "grande ballata e sonata dei giganti". Terzo ed ultimo appuntamento, il 18 agosto, a Vibo Marina, dove Mary Sorrentino, madre della compianta Federica Monteleone, con la sua Fondazione organizza "La Taranta dei Giganti" con la presenza, già confermata, di almeno dieci coppie di giganti da corteo. Ma raccontiamo per un attimo cosa sono i mitici Giganti calabresi.... ti svegliano di prima mattina con i loro tamburi. In principio si fanno solo sentire, da lontano, ti comunicano che sono arrivati e che oggi non è un giorno qualsiasi. Poi lentamente si avvicinano e si fanno anche vedere. Oggi è festa, e loro devono aprire il tempo speciale che solo la festa può dare. Sono i giganti, esseri enormi, fantocci grandi, colorati, simulacri arcani, speciali, proprio come il tempo che rappresentano e simboleggiano. I due giganti fanno parte di una un'antica tradizione calabrese e molto radicata in provincia di Vibo Valentia. "Jijante, gehante, gehanti, gihanta, giaganti": sono solo alcune delle denominazioni dei giganti nelle diverse aree della Calabria. In alcuni luoghi i due fantocci vengono chiamati semplicemente giganti e gigantessa, in altri "Mata e Grifone. I giganti sfilano per le strade durante le feste di paese per allietare, con i loro balli, un pubblico di piccoli e di grandi e per "segnare" di festa il percorso del paese. Un assordante suono di tamburo precede l'avanzare dei giganti; rullante e grancassa vibrano freneticamente, in un inconfondibile e caratteristico ritmo ripetitivo, per annunciare che "stanno arrivando", e le scariche di adrenalina si traducono in brividi che corrono, veloci, dietro la schiena.I due si corteggiano, ballano, girano l'uno attorno all'altro e si rapiscono in un vorticoso gioco di affascinazione e di incanto. In un rituale antichissimo tracciano un itinerario magico e simbolico. La festa è il loro mondo, il ritmo la loro vita, la strada e la piazza il loro movimento. I giganti, alti oltre tre metri e mezzo, hanno fatto passare notti insonni ad intere generazioni di bambini. Mata e Grifone, dalla testa di cartapesta o di latta battuta e sbalzata, abiti a fiori e strisce segnati da colori sgargianti e mani indescrivibilmente viscide e inumane, incutono terrore a tutti, una paura profonda, mista al piacere della sfida. Una forte emozione solca il divertimento dei bambini, esorcizza e supera una paura innata e collettiva. Un divertimento che consiste nel cercare di toccare i giganti, ancora una volta, per superare la paura stessa. Una sfida per il gigante e la gigantessa che a loro volta rincorrono e cercano di raggiungere e toccare proprio quei bambini che dimostrano di avere più paura. Ma da dove provengono e cosa rappresentano questi alti fantocci? Queste figure disumane arrivano da molto lontano, rappresentano due antichi regnanti, di culture profondamente diverse, che si innamorano e durante il loro lungo cammino nel tempo si sono caricate di mito e di simboli. La gigantessa è una regina indigena, molto appariscente nelle forme, corredata da collane variopinte, grossi orecchini, guance colorate, frutta e fiori di plastica, fischietti, medaglie dorate e piume colorate… il trionfo del kitsch, il cattivo gusto estetico e dell'oggetto goliardico, valori formali negativi che si ribaltano continuamente divenendo sapienti contenitori della bellezza popolare. Il gigante è un re turco solitamente caratterizzato da un cappellaccio nero, da una corona piumata o da un elmo e grandi baffi neri a manubrio. Alcuni racconti popolari narrano la storia di una regina rapita da un re venuto da molto lontano, dal mare, dalla Turchia, altri li vedono nella cultura popolare della Spagna e vengono in mente ambientazioni che ricordano la Calabria durante la dominazione spagnola, poi ancora al periodo delle incursioni turche e ai saraceni. La radice storica popolare del ballo dei giganti è di probabile origine aragonese. Il contatto con la dominazione catalana fece pervenire il Sicilia e in Calabria questa tradizione tutt'ora fortissima in Catalogna. A testimonianza di un'antica matrice culturale presente nell'area del Mediterraneo ancora oggi ritroviamo manifestazioni popolari con l'uso dei giganti processionali in Spagna, a Malta, ma anche in Belgio, Francia e in Grecia.
Franco Vallone

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