150 anni dall'Unità d'Italia: Tutti assetati di verità, giustizia e dignità

Giusto 150 anni fa, il 7 settembre, Giuseppe Garibaldi è entrato trionfalmente a Napoli, dopo aver risalito e conquistato (con i suoi "Mille" appoggiati e moltiplicati dalla popolazioni locali) le regioni meridionali che costituivano il Regno delle Due Sicilie. A distanza di qualche mese, il 17 marzo 1861, i Savoia furono proclamati re d'Italia, convinti che fu realizzata, in tal modo, la prima fase dell'unità nazionale, conclusasi poi il 4 novembre 1918 con la vittoria nella prima guerra mondiale che, per noi, significò la quarta e ultima guerra d'indipendenza. Ma, purtroppo, non fu così in realtà, poiché il nuovo regno fu fatto tutto a spese delle regioni del Sud, con un ingente costo di sangue, razzie e desolazione. Lo stesso Molise pagò con migliaia di vite umane e con inaudito dispregio territoriale, ancora peggio di quanto fecero gli antichi Romani dopo aver sconfitto i Sanniti.
A dimostrare come e quanto il Sud Italia venne ingannato e addirittura totalmente spogliato, massacrato e più ancora perseguitato, ci pensano adesso numerosi autori, esponenti di quella "storiografia del risveglio meridionale" che cerca di indagare per cercare la verità sul drammatico e, spesso, raccapricciante periodo post-unitario. Verità finora negate o nascoste ma che, via via, appaiono nella loro più cruda tragicità. Basta leggere libri come "Terroni" di Pino Aprile, "Storia del brigantaggio dopo l'Unità" di Franco Molfese, "La conquista del Sud" di Carlo Alianello, "Il saccheggio del Sud" di Vincenzo Gulì, "Alla riscossa terroni" di Lino Patruno, "I Savoia e il massacro del Sud" di Antonio Ciano, ecc. per cominciare a capire l'immane disastro post-unitario.
Ne descrive pure Antonio Grano (www.antoniograno.it), calabro-molisano (come ama definirsi), nel libro "La chiamarono unità d'Italia…" pubblicato dal Gruppo Editoriale L'Espresso di Roma, consultabile anche sul sito www.ilmiolibro.it gratuitamente. Nella conclusione, Grano non vuole andare contro la Storia che fu (pur descrivendola nei suoi massacri umani, sociali ed economici), ma auspica che la Verità sia restituita totalmente almeno alle giovani generazioni e invoca Giustizia e Dignità per il Sud così ingiustamente e lungamente depredato e ancora oggi deriso e discriminato nel contesto nazionale.
Alla stessa conclusione di esigere "verità, giustizia e dignità" giunge un altro autore di casa nostra, il giornalista Francesco Bottone (fondatore e direttore del sito www.altomolise.net e redattore del quotidiano "Il Nuovo Molise") con il suo recente libro "La fine della Monarchia in Italia" (Marco editore, Lungro di Cosenza). Da autentico saggista e grande ragionatore, Bottone descrive nelle 142 fittissime pagine ciò che viene ritenuto il grande imbroglio elettorale del referendum istituzionale del 2 giugno 1946. E', infatti, convinzione di Bottone e dei monarchici che non abbia affatto vinto la Repubblica bensì la Monarchia sabauda e cerca di darne le prove. Ma ormai è fatta ed è quasi impossibile adesso tornare indietro o riparare in tutto o in parte. La Storia va avanti, nonostante le ingiustizie. A questo punto verrebbe spontaneo asserire che il Meridione italiano, la Libia, l'Etiopia, l'Eritrea, la Somalia, la Grecia e l'Albania (popolazioni e territori massacrati dal regime dei Savoia) abbiano così avuto la loro "vendetta" storica: Casa Savoia è scomparsa, dopo parecchi secoli, dalla scena italiana ed europea. La Storia (sempre con la S maiuscola) presenta immancabilmente il suo implacabile conto, le sue "nemesi" con rivincite o vendette, anche a distanza di parecchio tempo.
Tuttavia, anche qui, Francesco Bottone come Antonio Grano e come innumerevoli altri scrittori, storici, storiografi e memorialisti o polemisti, ma pure le stesse vittime dei massacri, generalmente non chiedono niente altro (a parte la Libia che ha preteso un plurimiliardario risarcimento), ad irreparabile danno subìto, se non Verità, Giustizia e Dignità. Lo chiedono a gran voce, con le ferite ancora aperte, profonde e sanguinanti, tutti i familiari delle vittime e i sopravvissuti alle tante stragi (più o meno di Stato) sofferte dall'Italia in questi 150 anni e specialmente nell'ultimo settantennio. E in parecchi c'è persino un lodevole desiderio di completa e definitiva "riconciliazione nazionale" in particolare a Sud, nonostante quanto sofferto … mentre a Nord tuona imperterrita la Lega di Bossi, altra ennesima incognita italiana.
L'Università delle Generazioni di Agnone è sempre stata e sempre resterà favorevole non soltanto alla riconciliazione delle due Italie, ma lavora perché questo possa avvenire nel migliore dei modi e al più presto, per preparare un futuro degno di una popolo veramente unito e civile, invidiato ed ammirato nel mondo. Perciò, invita tutti a riflettere bene sulla nostra Storia nazionale per cercare onorevoli vie di uscita che portino all'armonia e alla pace sociale.
Dott. Domenico Lanciano

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