Fiaba e Castello. Binomio vincente a Santa Severina

Fiabe e castelli vanno a nozze con dame e cavalieri, principi e belle addormentate, gnomi e fanciulle fatate.
Soprattutto a Santa Severina, dal 2001, anno in cui don Antonio Tarzia, direttore de “Il Giornalino” per i tipi della San Paolo, pensò di varare un concorso adatto a grandi e piccini, nei quali risvegliare creatività e voglia di essere protagonisti nel mondo magico dell’invenzione più immediata. Nacque così un’occasione letteraria diventata momento provvido di scambi culturali, con la partecipazione appassionata non solo di appartenenti alla prima infanzia, ma anche di bambini più grandicelli delle scuole elementari e di ragazzini delle medie locali e del circondario, con estensione ad altri territori della Calabria. All’ inusuale iniziativa parteciparono Comune, Pro Loco Siberene e Provincia di Crotone.
C’era, dunque, una volta, un piccolo concorso, destinato a diventare grande, con il contributo di enti pubblici, ma anche di imprenditori privati e di nomi importanti nel settore dell’infanzia. La manifestazione si aprì, in modo meraviglioso, ad occasioni di studio, ricerca e programmazione di parecchie attività, in diversi mesi dell’anno. Partenza alla fine di novembre, con il varo del bando. Arrivo al 30 giugno con proclamazione dei vincitori nelle varie sezioni. Nel bel mezzo, sfilate, laboratori, rielaborazioni grafiche, rappresentazioni e riduzioni teatrali, corsi di educazione alla legalità. Proprio così! Perché non basta essere bravi e buoni da bambini. Bisogna comportarsi bene anche in gioventù, maturità e vecchiaia.
Tra gli adulti con attaccamento dimostrato a giochi e fantasia, troviamo il regista Fulvio Wetzel, premiato nel 2005 per il film intitolato “ Prima la musica, poi le parole”. L’anno dopo riceve l’ambito trofeo, l’Istituto degli Innocenti, per l’attività svolta da più di 600 anni a questa parte. Nel 2007, è Marco Moschini a portare a casa il premio, che passa sotto la voce “Amico del Cuore”, grazie a percorsi didattici, filastrocche e libri di cui è autore. Nel 2008, il riconoscimento va alla memoria di don Pio Arena e don Renato Cosentini, sacerdoti impegnati in vita con l’infanzia più bisognosa del Marchesato.
Michele Affidato, celebrato orafo di Crotone, è presente sin dal primo anno, con il contributo fattivo delle sue raffinate creazioni. Opere d’arte si possono considerare i “testimoni”, esibiti nella bacheca dei vincitori solo per un anno, dal momento che la staffetta prescrive la consegna successivamente ad autori meritevoli di scrittura creativa. I trofei in questione sono tre: Pinocchio in legno di Attilio Pugliese; Rana in bronzo di Romolo Rizzuti; Sipari (due), realizzati in legno, rispettivamente da Antonio Squillace e da Giacomo Bianco. Con il 2010 si celebra l’undicesima edizione di Castelfiaba, sotto l’egida dell’avvocato Diodato Scalfaro, assessore provinciale alla Cultura; del dottor Bruno Cortese, appassionato, lui per primo, alla formidabile iniziativa, anche come primo cittadino di Santa Severina; della professoressa Teresa Gallo, presidente della Pro Loco, animata da travolgente entusiasmo e fornita, bontà sua, di grande carisma e contagiosa simpatia; dell’avvocato Silvano Cavarretta, iscritto di diritto nell’Albo d’oro dei Benemeriti di Castelfiaba, per l’interesse e l’abnegazione con cui segue da sempre lo svolgimento dell’originale manifestazione, forte dell’ esperienza maturata in qualità di assessore all’Identità culturale della Provincia di Crotone, carica che riveste tuttora.
Laboratori e percorsi didattici sono idonei a sviluppare le capacità creative dei partecipanti alle sezioni Casetta rosa, ‘A naca, Faretra, Salvadanaio della Fantasia, Scacciapensieri, Sogni, bisogni e ancora sogni. Per crescere, cambiare, andare avanti e vedere oltre, c’è Bambinopoli, sistema deputato a far conoscere ed applicare le regole di vita, con tanto di bimba investita del ruolo di prima cittadina, tanto per essere al passo con tempi e realtà di pari opportunità. Gli appuntamenti di rilievo coincidono con festività canoniche e ricorrenze stagionali. Per Natale, Capodanno ed Epifania, sono di rigore falò di grandi dimensioni, un po’ propiziatori nella tradizione pagana. A Carnevale, tornano alla ribalta invenzioni di marionette. A marzo, festeggiamenti a dovere per l’arrivo della stagione dei fiori. Musica e Moda sono d’attualità per i concorsi Vesti un Bimbo e Ninna Nanne. A primavera inoltrata, tutti in discussione per le selezioni Maggioline. Piazza Campo, caratterizzata da assi viarii di logistica urbanistica, diventa teatro a cielo aperto, con spettacoli allestiti sotto la direzione artistica di Lucia Bellassai. A guadagnarne è il segmento turistico, con l’allegria mescolata ai costumi con cui sfilano maschietti e femminucce. Per non parlare dei travestimenti a tema, necessari per l’interpretazione di fiabe, scaturite dai confini della fantasia più sfrenata. Divertimento assicurato, anche per turisti e visitatori, nei confronti dei quali esercitano fascino irresistibile le varie ed interessantissime attrattive architettoniche del luogo: Castello, Cattedrale, Museo diocesano, Museo archeologico, Chiesa di sant’Anastasia, Battistero, Chiesa di santa Filomena, rioni Grecìa e Giudaica, necropoli di Altilia, tutta da scoprire nei suoi contenuti segreti, protostorici ed ellenistici, senza dimenticare la collocazione temporale dei ruderi rilevati nei pressi delle Serre di Barracco..

Santa Severina è come uno scrigno pieno di tesori, che attendono di essere scoperti e contemplati. Da sprovveduti e neofiti, però! Perché appassionati ed intenditori d’arte, Sgarbi in testa, tanto per fare un nome di assoluta garanzia, conoscono la superba bellezza del Borgo antico, tra i più belli d’Italia; la robustezza e quindi l’inespugnabilità delle possenti mura di cinta; la poesia delle case, inserite in angoli nascosti al tempo delle invasioni barbariche; la somiglianza delle Chiese, comunque singolari nella loro planimetria originaria, a templi altrove più famosi. Quella di Santa Filomena, ad esempio, ricorda il Mausoleo di Santa Costanza, in Roma, ed ha la peculiarità di essere scorta a distanza, grazie alla cupoletta, simile a quelle che svettano in Armenia e Georgia. Conosciuta anche con la denominazione di Santa Maria del Pozzo o Pozzoleo, è caratterizzata da due portali ad arco acuto. Ingressi separati per uomini e donne, una volta! Sant’Anastasia è dedicata alla protettrice, festeggiata il 29 ottobre, per l’identificazione della stessa con la martire di Sirmio. Il Battistero, unico in Italia a pianta circolare con quattro appendici, risale al VII, o forse VIII secolo. Dotato di affreschi orientali, presenta una cupola a spicchi senza costoloni, una colonna in fabbrica e sette in granito, con evidente simbologia incorporata sui giorni della creazione e della redenzione, passando attraverso il lavacro battesimale. Grondano storia le sale del Museo diocesano, con straordinari tesori custoditi. Nell ’omonima struttura dell’Archeologico, si possono ammirare reperti di varie età, a testimonianza di insediamenti, incursioni, dominazioni, progressi e regressioni. La storia si apre su albori brettii. Prosegue con colonizzazioni magno-greche. Si sofferma brevemente su presenze puniche, soppiantate rapidamente dai romani, al fianco degli stanziali fino alla caduta dell’ Impero d’Occidente. Conosce quindi momenti di operosità con i basiliani, tormentati dai bizantini. Rinasce a nuova cultura e civiltà con i normanni. Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla sono fondamentali per le basi del feudalesimo, continuato da angioini ed aragonesi, consolidato da regnanti e viceré napoletani contro l’ unità vagheggiata a suo tempo da Federico II, raggiunta finalmente con il Risorgimento e rovinata successivamente da politiche sbagliate ed inefficienti fino ai nostri giorni. Per fortuna, gli eredi della primitiva etnia, forti per costituzione fisica ed integrità intellettiva, e mettiamoci pure, indistruttibile voglia di riscatto, sono andati avanti, a costo di sacrifici estremi fino allo spasimo, senza smarrire gli aspetti positivi dei governi dominanti, in caduta libera nel corso dei secoli.
Ed eccoci alla realtà del Castello, emblema silenzioso eppur tanto eloquente, dei vari poteri temporali, e della Cattedrale, simbolo del Cristianesimo della Roma papale, affacciati entrambi sull’ampia Piazza centrale, tornata Campo per eccellenza, in omaggio alla primitiva denominazione, per volontà ferrea del sindaco Cortese e dell’Amministrazione comunale da lui guidata.
Solido, enorme nei suoi 10 mila metri quadrati di superficie, ben conservato, edificato nel XII secolo, oggetto di rifacimento nel XVI sotto i Carafa, restaurato tra il 1991ed il 1998, oggi è sede della Pro-loco, attivissima sul territorio, e della ricca Pinacoteca. In essa sono esposte tele di ottima ed originale fattura, tra le quali spicca il dipinto del Santafede, che rappresentò a dovere la Patrona della Città, cioè Anastasia di Sirmio, davanti alla Natività e con bozzoli di baco da seta, onde evitare confusione con l’omonima santa romana.
Dagli spalti si gode un magnifico panorama, aperto a 360° sull’orizzonte, con mare Jonio, Valle del Neto e Monti della Sila disposti magistralmente sulla linea immaginaria di una circonferenza ideale. La nobile costruzione è in posizione dominante, come l’abitato, che emerge a cresta, sul ponte di coperta della “ nave di pietra”. Definizione enigmatica coniata dalla Cooperativa Aristippo, che promuove e gestisce le risorse territoriali, per strati geologici contenenti nelle viscere impianti urbanistici, realizzati nella notte dei tempi dai primi abitatori, inclusi gli enotri, sopraggiunti “ soltanto” nel IV secolo. Posto su un’amba (collina), forte e massiccio nel suo regale portamento, è a guardia del mistico isolamento, che ha permesso di tutelare cultura e civiltà passate, immerse in vicende storiche gloriose, scritte con passione, sangue e parole di verità.
Corre l’obbligo di ribadire l’estrazione bizantina di angoli molto suggestivi nella loro semplice costituzione architettonica. La stessa è evidente in usi, costumi, idioma e leggende. L’atmosfera di religiosità monastica impregna la Cattedrale, detta anche Chiesa dell’Addolorata, dopo rifacimenti e restauri dai risvolti improvvidi e perniciosi. Gli anacoreti furono di casa e di bottega fuori e dentro le antiche mura. Dobbiamo a loro recupero, trascrizione e custodia di manoscritti, codici, icone, saperi e perfino sapori, destinati a scomparire nelle tenebre dell’ignoranza, sotto asce di guerre iconoclastiche o in nome di paventate superiorità etniche e belliche, o di pretese espansionistiche di popoli vicini e lontani. Fu affidato a monaci colti e pazienti il compito di diffondere buone novelle su terre da coltivare, sia in senso reale che metafisico. Santa Severina, vive, in questo senso, una splendida, seconda, eterna giovinezza, capace com’è di tutelare la poesia originale della vita in forma perpetua di fiaba, nell’ambito del suo eccezionale maniero. Severo ed austero nella struttura, messaggero di civiltà e cultura, resta unico nell’uso che se ne fa, in ambito calabrese. Il messaggio è palese. Come se dicesse: “Venite a me, se avete voglia di dilettarvi”. Se è vero, com’è vero che “ in ogni genio adulto, c’è tanta voglia di giocare”. La massima è di Nietzsche, ma chi scrive, ne ha fatto una ragione di lavoro, per preservare ogni giorno da immani fatiche. Buon divertimento a tutti!
Emma Viscomi

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