Zampogna e pipita calabrese non solo a Natale

É un gesto antico e popolare, sinuoso e carnale, il modo tutto calabrese di abbracciare la zampogna, di avvinghiarla in un tutt'uno e di suonarla divinamente. "Prima faceva soltanto bee, adesso invece canta" questa la frase che ci colpisce della moglie di Giuseppe Sette, pastore-artista -musicista della zampogna calabrese. In questo ambiente magico fatto di suoni sensuali e vibranti, di abbracci all'otre, non ci sono elementi di differenza tra i suoni del mondo agropastorale e arte musicale. É una vera simbiosi fatta di faticoso lavoro, di freddo e isolamento, di pecore e capre, buoi e vacche, un ambiente dove l'uomo si esprime con silenzi assoluti e sonorità arcaiche tramandate da generazioni. Sono loro stessi, i pastori e i massari delle Serre, della Sila e dell'Aspromonte, a scegliere legni e radici. Sono loro stessi a fabbricare i loro strumenti, con l'esperienza della memoria millenaria tramandata che si ritrovano dentro, con antiche tecniche costruttive, con metodiche di allestimento, di taratura e accordatura, con un repertorio sonoro e musicale, con le danze, i balli e la gestualità simbolico-votiva di sempre. Giuseppe Sette, detto massaru Peppe, suona pipite e zampogne di ogni tipo. Con le sue grosse mani e il suo numeroso gregge di pecore e capre è detentore dell'arcaica gestualità di una tarantella calabrese fatta da passi impolverati e veloci sulla terra e gesti che mimano e richiamano sfida e coltelli. I suoi gesti diventano danza in un tutt'uno con l'otre, la pelle di capra rivoltata, con la terra, gli alberi, l'ambiente tutt'attorno. Sorianello, piccolo paese conchiglia, paese arroccato e aggrappato alla montagna che di sera diventa presepe: il luogo, tra Soriano Calabro e Serra San Bruno, per un giorno diventa capitale della zampogna, della pipita e di altri strumenti tradizionali calabresi. L'occasione è un meeting semplice, senza tante pretese intellettuali, organizzato dall'associazione “Amici con la musica” e dalla dinastia delle famiglie Battaglia e Mangiardi. Salvatore Battaglia e i suoi fratelli le zampogne non solo le suonano ma se le costruiscono con le procedure più antiche di questo mondo. Il nonno, il bisnonno, i padri dei padri dei padri, ed oltre fin nel più profondo della storia calabrese, sapevano già costruire questi raffinati strumenti musicali della cultura popolare. A Sorianello, in un freddo mattino prenatalizio, sono arrivati suonatori di zampogna e pipita da tutte le parti della Calabria. Arriva il mitico Massaru Micu, all'anagrafe Domenico Corrado da Torre Ruggero, in provincia di Catanzaro, arrivano dall'Aspromonte, dalla Sila Cosentina, da Serra San Bruno, da Acquaro e Pizzoni... C'è cumpari Gino Raffaele, c'è Massaru Micu, c'è Peppi Sette, coppola in testa, fustagno, baffi, esperienze diverse, provenienze da ogni dove ma tutti con la grande passione nel sangue. Parlano dei loro tesori, delle loro mille performance, dei loro preziosissimi strumenti, pezzi unici e irripetibili. Ci raccontano di quando i loro strumenti erano capre della transumanza e alberi del bosco, ci svelano segreti di sapienza e lavorazione antica: “il pelo viene rasato due centimetri, poi l'utri si immerge nella calce... il tronco di legno si divide in quattro per non far spaccare le canne... ed ancora ci parlano di erica, ulivo, ciliegio, mandorlo, albicocco e legno di gelso, uno cento mille segreti raccontati per costruire ciarameji e zampogne, pipite e parigghja. Al gruppo di pastori e massari- musicisti popolari si aggiungono i giovani, che sono figli e nipoti, nel nome di tradizione familiare con passione e arte tramandata, ma anche musicisti colti che hanno scelto, sempre per passione, di fare recupero, ricerca, riproposizione.
É il caso dei Parafonè di Serra San Bruno, grandi amici di questi pastori-musici delle Serre. Il gruppo dal 2002 ha un successo di quelli grandi, gira il mondo, i Parafonè hanno suonato i loro strumenti anche a bordo della metropolitana di New York e sulla Quinta Strada per il Columbus Day. Oggi zampogne e le pipite non vengono usate solo per le nenie natalizie, per capodanno e l'epifania, per le novene di dicembre, per le feste matrimoniali e battesimi di un tempo, per le serenate di antichi innamoramenti, oggi sono strumenti con l'anima raffinata che si suonano sotto le luci di palchi e tutto l'anno. La zampogna, per la sua forma e per le parti animali, si presta anche a significati magico-rituali, connessi alla vita agro-pastorale, nel cui ambito assume grande rilievo simbolico. Nelle feste la zampogna assolve a una duplice funzione sacra e profana attraverso due generi: la pastorale o la processionale, lenta e solenne, accompagna la processione e soleva un tempo accompagnare la messa in chiesa; la tarantella, veloce e ritmata, accompagna il ballo. ?In Calabria è possibile rinvenire quattro tipi di zampogna: quella a chiave (di accompagnamento), con area di diffusione la provincia di Catanzaro e Vibo Valentia (Serre) e Cosenza (estremo nord-Pollino); zampogna a moderna?, (solista) area di diffusione la provincia di Reggio Calabria (area grecanica); zampogna a paru, (solista) area di diffusione la provincia di Reggio Calabria; zampogna surdulina, (solista) area di diffusione la provincia di Catanzaro e Cosenza (aree albanesi).
Franco Vallone

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