Vita da single sotto il manto di San Faustino

Di feste comandate, non se ne più, soprattutto nell’era moderna, quando ogni pretesto è buono per realizzare affari. Perché di questo si tratta. In definitiva, tutti vogliono la stessa cosa: invogliare la gente a spendere, a comprare cose utili e inutili gratificando le proprie frustrazioni. Figuriamoci cosa succede a chi è solo quando arriva il giorno di san Valentino. Festa degli innamorati in tutto il mondo e depressione scontata in un angolo di casa per chi ha perso per strada, o non ha mai avuto accanto, l’anima gemella. Invece, business o no, c’è modo e modo di festeggiare la propria solitudine persino con gente mai vista prima, disposta a sperimentare, per una sera, la combinazione, per esempio, di un lucchetto messo lì apposta per essere aperto.
Naturalmente non si tratta di andare a Roma, a ponte “Mollo”, cioè Milvio, per trovare la metà della mela. “Metti una sera a cena single a iosa e vedrai che il gioco vale la candela”. Questo devono aver pensato i creatori di speed date, gente col fiuto dei soldi prima ancora che delle opere buone. L’invasione di campo è partita dagli USA, non poteva essere diversamente, ed è approdata a Roma, Napoli, Firenze, Milano ecc. La missione “rimorchio” si sviluppa su due fronti: conoscenza rapida tra uomo e donna in 200 secondi e apertura del lucchetto di cui è in possesso lei, nel più breve tempo possibile. L’incontro parte da questi due momenti considerati fondamentali. Le possibilità di successo sono legate alle opportunità che ognuno si garantisce, aprendo più lucchetti e avvicinando più persone. Poi da cosa nasce cosa. Per esempio? Il proseguimento dell’incontro con la nascita di una interessante kermesse amorosa. Le vie della provvidenza passano anche attraverso le nuove forme di frequentazione. Internet ci ha abituato a tutto. Speed date anche al look date, con i soliti rendez-vous in tante città. In Calabria sta muovendo i primi, timidi passi ma non è detto che non ne compia da giganti nei prossimi anni. La maggior parte dei partecipanti alla feste, organizzate in nome del mancato o perduto amore, non è sprovveduta come sembra. Ci va per curiosità, per trascorrere una serata diversa, per scoprire nuovi orizzonti, visto che si tratta di trovare l’altra metà del cielo. Salvo sentirsi a terra dopo probabili o inevitabili delusioni. Più soli di prima, insomma, ma per questo c’è san Faustino. Sempre lui! Ma chi era il santo che si festeggia il 15 febbraio? La storia parla chiaro, con dovizie di particolari. Niente d’inventato, dunque, dalla nascita fino al martirio, su di lui e su san Giovita, suo compagno d’armi e di pulpito, in giro per l’Italia. È singolare che il protettore dei single avesse in realtà a fianco una persona, presente in ogni circostanza che lo riguardasse. Insieme divisero l’onore delle armi, finché furono cavalieri; l’impegno della predicazione in alta, centro e sud Italia, in veste di presbitero (Faustino) e di diacono (Giovita); l’ansia delle persecuzioni, seguita più volte dalla gioia per lo scampato pericolo. Faustino non lasciò mai Giovita. Giovita non lasciò mai Faustino. Particolare che fa pensare alla necessità di non essere soli nella vita.

Il futuro santo nacque in una nobile famiglia, a Brescia, nel II secolo, quando essere seguace di Gesù significava rischiare la pelle. Cavaliere di professione, ebbe la fortuna di avvicinarsi al Cristianesimo grazie ad Apollonio, vescovo poi santificato dalla Chiesa. Sotto Traiano, fu perseguitato da Italico, comandante in capo della Rezia e sposato ad una certa Afra, la prima, tra la soldataglia, ad essere battezzata sotto gli occhi dell’incredulo marito. Venuta meno l’occasione di passare per la spada l’ostinato predicatore, si pensò di gettarlo nella gabbia delle tigri, animali più feroci dei leoni, almeno nella concezione popolare. Al cospetto del possibile martire, i felini, anziché farne un boccone, si comportarono come mansuete pecorelle. La scena indusse molti spettatori del Colosseo ad abbracciare la religione cristiana. L’ordine dell’imperatore non poteva essere disatteso, tanto più che i neofiti si moltiplicavano come i pesci e il pane del racconto evangelico. Fu deciso di finire il malcapitato sul rogo, ma lui uscì indenne dalle fiamme. La prigionia proseguì da Roma a Napoli, dove il futuro santo fu inviato a bordo d’una barchetta col rischio di essere inghiottito dalle onde del mare in tempesta. Per tutta risposta, ci fu calma piatta subito dopo l’imbarco e la traversata fu tranquilla fino al momento dello sbarco. Successivamente se ne andò a Milano dove continuò a predicare la parola del Signore per allontanare la gente dagli dei pagani. Una volta osò colpire la statua del dio Sole, sollevando le ire dei suoi avversari, che passarono a vie di fatto ma non per questo furono in grado di ucciderlo.
Nel suo continuo peregrinare tra i centri abitati dell’Italia settentrionale, fu di nuovo catturato, posto su un’imbarcazione, che era poco più di un guscio di noce, e spinto al largo sulla superficie agitata di un lago. L’ atteggiamento serafico di creatura imperturbabile in preghiera, ancora una volta operò il miracolo di calmare le acque, com’era successo altrove. Ancora una volta Faustino si salvò da morte certa. L’idea di decapitarlo fu conseguente alla necessità di togliere di torno l’uomo che continuava a essere seguito da processioni di donne e uomini, catturati dalla sua parola e pronti a convertirsi alla religione che praticava la castità, la fedeltà, la bontà, eccetera. Fu quindi condotto fuori Brescia e decapitato nei pressi di Porta Matolfa, dove in seguito un vescovo suo omonimo fece costruire una chiesa, nella quale custodire le venerate spoglie.
Anche ai “barbari” Longobardi piacque la figura del martire che fece della sua esistenza una missione di vita. Furono loro a diffonderne il culto nei territori occupati. Faustino vuol dire propizio, portatore di gioia, di felicità. Come significato non c’è male. Ma perché protettore dei single, lui che fu sempre accompagnato? Vuoi vedere che è davvero il tramite ideale per svoltare? Le vie del cuore sono infinite…Almeno così conviene pensare.
Emma Viscomi

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