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Visualizzazione dei post da settembre, 2010

150 anni dall'Unità d'Italia: Tutti assetati di verità, giustizia e dignità

G iusto 150 anni fa, il 7 settembre, Giuseppe Garibaldi è entrato trionfalmente a Napoli, dopo aver risalito e conquistato (con i suoi "Mille" appoggiati e moltiplicati dalla popolazioni locali) le regioni meridionali che costituivano il Regno delle Due Sicilie. A distanza di qualche mese, il 17 marzo 1861, i Savoia furono proclamati re d'Italia, convinti che fu realizzata, in tal modo, la prima fase dell'unità nazionale, conclusasi poi il 4 novembre 1918 con la vittoria nella prima guerra mondiale che, per noi, significò la quarta e ultima guerra d'indipendenza. Ma, purtroppo, non fu così in realtà, poiché il nuovo regno fu fatto tutto a spese delle regioni del Sud, con un ingente costo di sangue, razzie e desolazione. Lo stesso Molise pagò con migliaia di vite umane e con inaudito dispregio territoriale, ancora peggio di quanto fecero gli antichi Romani dopo aver sconfitto i Sanniti. A dimostrare come e quanto il Sud Italia venne ingannato e addirittura total

Janari e Kosmi

Për gnë mikë i tates…….. puru ai, si u, nëngh path përh shumë mot vleserë Gli arbëreshë, per lungo tempo hanno affidato il loro sostentamento primario alla pastorizia, ritenendo a ragione, che fosse il modo più sicuro per mirare a modelli di vita migliore supportati dalla donna che avesse condiviso la stessa scelta. Questa che vi racconto è la storia di due di loro Gennaro e Cosimo, giovani pastori arbëreshë, che nelle lunghe giornate trascorsi nei pascoli con i loro greggi, sognavano futuri solari assieme alle loro amate. Due giovani, che oggi si descriverebbero, di bella presenza, forti, robusti e fisicamente perfetti, chi non li conosceva, li avrebbero scambiati come fratelli e tali loro stessi si sentivano, anche perché le vicende della vita a entrambi avevano sottratto i fratelli. Era consuetudine dei due pastori, pur essendo vicini di casa, concordarsi appuntamento con i propri greggi, nei pressi della Cona di San Francesco per poi scendere verso la Contrada Kazamitë, attraversar

Il futuro dei centri storici albanofoni

Mëma e sërith çimiter ……….e kisë lëk! Il nucleo consolidato nei secoli di luoghi ove gli uomini si riducono a stare insieme, costituisce la componente essenziale del patrimonio culturale dei nostri paesi e ad essi si deve il contributo più determinante, all'identità dei centri albanofoni. Questa consapevolezza generalmente diffusa, così come la conseguente esigenza di tutela degli insediamenti storici, conservati perché lì si vuole ancora stare insieme oggi. In linea di principio la richiesta conservativa si pone con le medesime ragioni così per il centro storico della grande città come per i centri minori, stretto dentro le espansioni, invaso dall'edilizia di brutta periferia, che gli fa perdere la sua forma e non consente più di ridisegnarne i vecchi confini. Nello specifico dei paesi albanofoni non mantengono intatto il rapporto con il circostante ambiente, ne conserva il ruolo di caposaldo paesaggistico nelle molteplici prospettive; soffrono dell'abbandono indotto dalle

Baarìa...anche le pietre sanno... parola di Tornatore

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"scoprire di essermi potuto ispirare ad un libro che non conosco neanche per raccontare la mia autobiografia, mi sembra una cosa veramente bizzarra" P iù che una conferenza stampa è stata una vera e propria lezione di cinema quella tenuta dal grande maestro Giuseppe Tornatore che questa sera (lunedì 23 agosto) riceverà la prestigiosa Statuetta del Premio Tropea Film Festival 2010. Con accanto il presidente dell'organizzazione, Bruno Cimino e Bruna Fiorentino, dell'Ufficio stampa del Festival, Tornatore, durante le due ore a disposizione, ha risposto alle numerose domande dei giornalisti ed ha mostrato più volte il suo forte carattere, ma prima di tutto la sua poetica, la sua grande cultura, il regista è un profondo conoscitore del Sud che non ha bisogno di studiare il meridionalismo perché lo vive dall'interno come innata esperienza di vita. Il regista siciliano di Bagheria è l'autore delle grandi opere cinematografiche, da Nuovo cinema paradiso, del 1988 a St

Favelloni, "il paese dei murales dove i muri parlano"

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F avelloni, frazione del comune di Cessaniti, è denominato il "paese dei murales". Dal 1985 un dinamico imprenditore del luogo, Demetrio Rosace, ha prima ideato e poi realizzato questo bel progetto artistico. Da allora a Favelloni, su invito dello stesso Rosace e dell'associazione della quale è presidente, arrivano artisti da tutto il mondo per realizzare splendide opere sui muri delle case. Questa settimana l'evento si ripete. Fino al 22 agosto Favelloni verrà letteralmente invaso da pittori che arricchiranno il paese di nuovi murales con scene di vita contadina e agropastorali, folkloriche e di mestieri ormai scomparsi. Il cosiddetto Muralismo si definisce come arte pittorica figurativa che esprime sullo spazio pubblico un contenuto ideologico popolare e a Favelloni questo concetto è ormai di casa. Con i suoi "Murales" oggi il paese è da considerarsi un importante centro d'arte che avverte da alcuni anni, grazie anche a questa operazione di ampio re