Il regista Valerio Jalongo in Calabria per girare il “Film Bianco”

Valerio Jalongo è un regista cinematografico che cammina per le strade calabresi. È arrivato qualche giorno fa nella nostra regione, dopo aver effettuato le riprese al Nord, per i sopralluoghi a Sud, alla ricerca di luoghi e personaggi per il suo “Film Bianco”, un film prodotto da Ameuropa International e Istituto Luce. Un’inchiesta, un’indagine, che, come in un giallo, ruota attorno ad una domanda provocatoria: “che cosa è successo al cinema italiano?” Dal dopoguerra alla metà degli anni Settanta non c’è manuale di storia del cinema mondiale che possa prescindere dall’enorme contributo dei cineasti italiani. Poi improvvisamente, tutto cambia. Com’ è potuto succedere? A questi interrogativi risponde il regista: a differenza d’altri misteri italiani senza soluzione, qui non ci sono cadaveri, né stragi, né - forse - servizi deviati; non ci sono state indagini di polizia né della magistratura e neanche prime pagine dei giornali. Tra i tanti misteri di quegli anni cruciali e difficili, questo, se non è il più importante, certo è il più trascurato. Questa domanda ci guida in un percorso ricco di testimonianze preziose e di riflessioni originali: da Monicelli a Wim Wenders, da Ken Loach a Theo Angelopoulos, ai direttori dei maggiori festival di cinema in Europa, da Morandini a David Puttnam, da storici del cinema a politici come Castellina, Veltroni, Andreotti che con il cinema hanno avuto rapporti molto stretti, passando per quasi tutti i registi italiani, da Maselli a una nuova generazione di registi italiani divisa tra la lotta per la sopravvivenza e la tentazione di lavorare in America.

Ma “Film Bianco” non è solo un documentario fatto di testimonianze illustri, di analisi storico-politiche e d’immagini gloriose del cinema del nostro passato. E’ anche un viaggio in presa diretta nella vita dei giovani autori, attori e produttori che fanno o tentano di fare cinema oggi in Italia. Il quadro che ne esce, a volte è “drammatico” ma a volte è anche comico. Forse una forma strisciante di guerra mondiale è in corso da anni: è una guerra per il controllo della produzione e della distribuzione di immagini, in un mondo in cui l’immagine è l’essenza di ogni comunicazione, di ogni transazione economica, insomma la più alta e sottile forma di esercizio del potere. In questa “guerra” gli autori, i cineasti, i creatori di immagini sono sempre più spesso tenuti ai margini, soggiogati ai maggiori interessi dei proprietari dei sistemi di trasmissione. Come andrà a finire? È presto per immaginarlo, ma nell’indagare questo percorso, “Film Bianco” vuole dar conto di una pagina rimossa della storia italiana recente, e per una volta provare a raccontarla attraverso le vicende del cinema, in quella che vorremmo che fosse un piccolo tassello di un’inchiesta sulla nostra identità culturale di cui pensiamo il nostro paese abbia grande necessità.

Intanto Valerio Jalongo è passato per Pizzo, ha incontrato il presidente di “Lanterna Magica” Vera Bilotta ed ha voluto conoscere Giuseppe Imineo, l’ultimo cinematografaro della Calabria. Con Giuseppe ha effettuato, per giorni interi, un interessante tour filmato per le strade di Briatico, Serra San Bruno, Papaglionti, San Marco e San Cono, Cessaniti, Tropea, Pizzo e i tanti altri paesi del vibonese dove Imineo proiettava e proietta i film direttamente in piazza, sui teli svolazzanti al vento. Imineo ha raccontato al regista e alla macchina da presa la sua lunga storia con le sue piccole storie, ha illustrato le tante sale cinema ormai chiuse o abbattute, ha riacceso ancora una volta la magica luce dei proiettori di film ormai senza casa.

Franco Vallone

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