"Medicina a Cosenza? Una vera provocazione"

Ursini (Ugl sanità) contesta la richiesta dei primari dell'Annunziata

Catanzaro - "Chiedere per Cosenza la istituzione di una seconda Facoltà di Medicina, così come hanno fatto nei giorni scorsi alcuni direttori di Unità Operative dell'Azienda Ospedaliera, con una lettera pubblicata sui giornali della regione, è - a nostro avviso - una ennesima provocazione contro la città capoluogo e l'intero corpo accademico catanzarese. Siamo in presenza di una nuova richiesta di campanile che anziché produrre effetti positivi a sostegno della qualità assicurata sin d'ora dalla Magna Graecia, soprattutto negli ultimi anni, potrebbe ingenerare false aspettative che andrebbero a sminuire, sia pure indirettamente, quanto di buono hanno fatto sino adesso, attraverso una gestione attenta e rispettosa delle norme e dei regolamenti universitari, il preside e tutto il Consiglio di Facoltà".
Lo afferma Vincenzo Ursini, presidente dell'Associazione culturale "Accademia dei Bronzi" e segretario provinciale del Comparto sanità dell'Ugil, che con una nota stampa risponde ai medici dell'Annunziata.
"Il nostro augurio - continua Ursini - è che la lettera aperta sottoscritta dai sanitari, docenti presso la Scuola di Specializzazione in "Patologia clinica" della Facoltà di Farmacia, sia davvero una iniziativa personale, non dettata da fattori esterni. Se la proposta dovesse essere, invece, condivisa dall'Unical, anche indirettamente, crediamo sia opportuno inserirla a pieno titolo nel dibattito politico delle prossime elezioni regionali".
"La Calabria, già ampiamente lacerata dalla disoccupazione, dalla politica del malaffare e dalla mancanza di qualsiasi opportunità per le giovani generazioni, ha bisogno d'altro. Semmai andrebbero condivise e sostenute le scelte della Magna Gracia a sostegno della qualità della formazione. Se molti giovani calabresi trovano un dignitoso posto di lavoro in Italia o all'estero (inutile sostenere che qui avranno qualche possibilità fino a quando il merito non sarà considerato come primo elemento di selezione), è perché sono stati adeguatamente formati da un gruppo accademico di primissimo piano, soprattutto per quanto attiene la ricerca e la sperimentazione. Direttori di Cattedra come Vincenzo Guadagnino, Francesco Perticone, Ciro Indolfi, Giorgio Sesti, Aldo Quattrone e il preside della Facoltà Giovanni De Sarro, tanto per citarne qualcuno, sono il vanto della nostra regione in Europa, per non dire oltre".
"Ci chiediamo - continua Ursini - come mai i primari dell'Annunziata non abbiano sostenuto la protesta dello scorso anno attivata dalla Magna Graecia contro la decisione assurda del Miur di accorpare ben 16 Scuole di Specializzazione agli atenei di Napoli e Bari. Quella era una buona occasione per chiedere con forza non solo la conferma ma anche il potenziamento dei posti destinati all'Università calabrese. Un futuro diverso per i nostri giovani si costruisce attivando battaglie comuni e non chiedendo inutili doppioni".
"Ma c'è di più. - dice Ursini. "Ci sono almeno tre punti salienti e non facilmente percorribili, per i quali non è possibile istituire una seconda Facoltà di Medicina all'Unical. Il primo è che bisognerebbe modificare l'attuale Azienda Ospedaliera in Policlinico Universitario all'intero di una Legge di Piano Sanitario Regionale. Poi bisognerebbe costituire una Università che lavori con un potenziale Policlinico Universitario e, quindi, sottoscrivere adeguati protocolli d'intesa specificando chiaramente compiti e responsabilità di ciascun soggetto, ma soprattutto lasciando alla Facoltà Universitaria la gestione esclusiva della formazione, della ricerca e della sperimentazione. E' inutile - a nostro avviso - parlare di integrazione e di condivisione. L'ospedale come tale deve essere solo un luogo di cura e basta".
"Il terzo punto, forse il più difficile, è che il Miur dovrebbe definire una serie di linee di attività per la sperimentazione universitaria in campo medico".
"Certo - conclude Ursini - su alcuni punti i medici dell'Annunziata hanno ragione. Non è più tollerabile, infatti, che tanti giovani calabresi debbano continuare ad arricchire le corsie degli ospedali e degli atenei del centro-nord e, soprattutto, che tanti specializzati che si sono formati all'interno della nostra Università debbano rimanere precari per anni. Dare a tutti l'opportunità di mettere a disposizione del sanità di questa regione, attraverso le aziende ospedaliere e sanitarie, il loro sapere e la loro voglia di fare, è una sfida di sicuro ambiziosa ma non impossibile".

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