Natale a Soverato tra novità e tradizioni

Dicembre. Andiamo, è tempo di presepi, di strade illuminate, di abeti addobbati.
In questo periodo, l’allegria non è solo prerogativa dei più piccoli. Appartiene a tutti, indipendentemente dall’età. Come i ricordi. Per gli anziani, è l’occasione giusta per rievocare i begli anni andati, quando bastava trovare in tavola un piatto caldo per respirare l’aria della festa. Il rito delle visite ai parenti cominciava la Vigilia della Notte santa. Le donne non partecipavano ai doveri di rappresentanza, né prendevano parte ai discorsi degli uomini seduti attorno al braciere: troppo impegnate in cucina a preparare muruneddhi, zippuli, copete e pignolate. L’aria profumava di cose buone e genuine. Per fortuna, ancora oggi, è possibile gustare queste delizie dal momento che certe tradizioni non sono andate perdute. A Soverato e dintorni, anche le giovani signore si cimentano ai fornelli con risultati apprezzabili. La sfida culinaria si basa sui consigli di nonne, suocere e mamme, affatto gelose dei segreti del mestiere.

Non sono solo farina, olio e vino gli ingredienti necessari per decretare il successo dei muruneddhi. Occorre anche un tocco di classe, cioè, l’impronta dei polpastrelli sull’impasto sagomato a mo’ di cilindro e schiacciato sul fondo di un crivello. Quanto alle copete, guai a non rispettare l’amalgama tra miele, gocce d’acqua e semi di sesamo, utilizzati anche per le giurgiulene. Altre proporzioni servono per ottenere gustosi zippuli a base di farina di castagne o ceci, e con l’aggiunta qualche volta di miele o acciughe diliscate. Il pomeriggio va bene per la lievitazione. La sera per frittura e consumazione. Si va da una casa all’altra con la scusa di giocare a tombola e mercante in fiera. Ma che fine ha fatto il cilaro? Molto in voga fino a cinquant’anni fa, si identificava con il significato dell’antica voce verbale cilari, cioè ruzzolare, scivolare, lanciare per terra. Il gioco si svolgeva con tanto di pedana di legno o di cartone e nocciole utilizzate dai partecipanti per colpire bersagli posti a distanza su un qualsiasi piano. Per i maschi andava bene il manto stradale di una via o l’ angolo appartato di una piazza. Per le femmine era il pavimento di casa il luogo deputato. La posta in palio consisteva prima di tutto nello sfoggio di abilità da parte di ciascun giocatore. Se bottino doveva essere, si faceva incetta di spiccioli, oltre che della stessa frutta secca presa di mira nel corso di appassionanti tornei. Poca cosa davvero, ma vogliamo mettere la soddisfazione di sbaragliare gli avversari, soprattutto le rappresentanti del gentil sesso, che non hanno mai avuto nella mappa del loro DNA i geni del cacciatore. Roba da maschi, come le carte a briscola, tresette e scopone scientifico. Le ragazze, oggi come una volta, gradiscono la tombola, certamente più rassicurante, con i numeri estratti segnati da fave secche o bucce di mandarino e la conversazione condotta sotto tono per non infastidire i vicini di gomito. Gli argomenti non mancano neanche davanti alle vetrine di Corso Umberto, durante lo struscio pomeridiano. Ogni anno la manifestazione è diversa. L’anno scorso fu Natale in Corso a riscuotere successo per gli addobbi di vetrine e negozi personalizzati da ogni rivenditore. Anche quest’anno gli alberelli con luci intermittenti e fili d’argento sembrano superati rispetto a decorazioni sofisticate, a novità ricercate. L’ispirazione geniale vince con elementi moderni ma soprattutto inusitati. Di tutto e di più, pur di catturare attenzione, affari ed emozioni. Le illuminazioni, sospese sulle vie principali, rappresentano un appuntamento da rispettare. Sapeva di fiaba la casetta di legno, costruita davanti alla Scuola elementare di Soverato Superiore, per i doni da destinare ai bambini bisognosi. Fino agli Anni ’60, nella Chiesa dell’Addolorata, si allestiva un presepe monumentale con angeli e pastori di vecchia data. Oggi si lavora ugualmente, non solo d’ascia e di martello, per realizzare all’aperto ambienti diversi, magari soltanto circoscritti alla grotta, attorno alla quale radunare adulti e bambini per l’inaugurazione o per una festa collettiva durante le sospirate vacanze di Natale. I Presepi di Quartiere sono arrivati alla VI Edizione consecutiva. L’impegno degli abitanti di Arenile, Bomporto, Caramante, Corvo, Poliporto, Portosalvo, Suvararo e Torrazzo, non conosce ostacoli nel voler vincere a tutti i costi la palma della vittoria con opere originali o tradizionali, non importa. La sfida è nella gioia e nella partecipazione alla festa più bella dell’anno, sotto l’insegna della stella cometa da accendere sulla capanna di Gesù Bambino.

A scuola si vivono giornate frenetiche già prima dell’Immacolata per recite con poesie, canti e balli da eseguire davanti allo stuolo di parenti commossi fino alle lacrime. Poco importa se all’ultimo momento si registra la defaillance di chi non sente il fuoco sacro dell’arte e si rifiuta di salire alla ribalta per raccogliere applausi e consensi.
Il Pala Riverso è preso d’assalto in occasione della Fiera di Natale, per concerti (ultimo ad esibirsi, in ordine di tempo, Max Gazzè), o per il veglione di san Silvestro con Dj di RTL. Uno spettacolo insolito riguarda i giochi di luci, musiche e colori delle Fontane danzanti, ammirato presso l’Acquario comunale, dove non poteva mancare un originale presepe subacqueo
E veniamo al 31 dicembre con i tradizionali botti accesi sul golfo di Squillace, illuminato a giorno prima e dopo l’attimo fuggente, ovvero il momento zero, linea di separazione tra 2010 e 2011. A Soverato, per l’addio all’anno vecchio, si preferisce la movida della notte bianca da trascorrere in compagnia di amici e conoscenti, passando da un ritrovo e all’altro, finché i tradizionali brindisi non lasciano il posto al consumo di latte e cornetti nei bar rimasti aperti. Nell’Ottocento, grandi e piccini si svegliavano con le note della strina, canto augurale portato in giro al ritmo scandito dal sazen, arnese di ferro usato per frantumare pietre di sale. Nel Novecento, alla secolare consuetudine musicale subentrò la distribuzione di soldi e dolciumi. Ai nostri giorni i pargoli poltriscono a letto, con accanto i doni trovati sotto l’albero la notte del 24. La figura nordica di Babbo Natale trionfa a spese della vecchia Befana, che non scende più come una volta sulle case a cavallo di una scopa spelacchiata. In compenso resistono altre tradizioni. Per esempio, le nenie degli zampognari, al seguito della statua di Gesù Bambino che il primo gennaio lascia la Chiesa parrocchiale per entrare nelle case dei residenti. La tradizione è antica e per fortuna non dà segni di cedimento. Quando gli abitanti erano poche centinaia, godevano più a lungo della presenza del parroco e del Bambinello con tanto di riccioli, abbigliamento in seta e testa coronata. Adesso il rituale della visita è molto rapido ma ugualmente ben accetto, in segno di devozione.

Nel giorno dell’Epifania la destinazione è contrada Turrati, dove il parroco, don Giorgio Pascolo, celebra la messa in aperta campagna. Sul far della sera, si torna in paese al suono delle zampogne. L’appuntamento corale si conclude in chiesa con il Te Deum di ringraziamento, mentre fuori i fuochi d’artificio mescolano scoppi e colori al rintocco allegro delle campane. La festa popolare si concluderà con l’estrazione del biglietto vincente della Lotteria legata a Soverato Shopping. Per conoscere il fortunato vincitore, bisognerà aspettare la fine di gennaio. Auguri a tutti!
Emma Viscomi

* Ci scusiamo per la tardiva pubblicazione dell'articolo.

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