Il Maestro del cinema Andrea Frezza aiuto regista di Radiografia di un paese

Il film documento, a colori e in 35 mm, proprietà dell'archivio filmico di Giuseppe Imineo, si intitola "Radiografia di un paese" e porta la prestigiosa firma del maestro Andrea A. Frezza nella veste di aiuto regista e di autore del commento dell'opera, mentre il regista è Angelo D'Alessandro. Il film, ad osservare bene il taglio delle immagini e delle inquadrature, è una vera e propria opera d'arte satura di modernità se si pensa che è una pellicola del 1961. Girato a Vibo Valentia, Triparni, Vibo Marina e in tutto l'interland vibonese, il film inizia con una breve didascalia, sempre scritta da Frezza: "poco prima di arrivare a Vibo Marina in Calabria il treno proveniente dal Nord entra in una galleria e rallenta…". Una frase, una buia galleria - soglia, per entrare in un mondo solare e per iniziare una storia fatta da parallelismi e un leggero sfiorarsi di storie diverse, tra il lavoro del cementificio della piana di Vibo Marina, il mercato settimanale di Vibo Valentia che allora si faceva di Domenica, la costruzione dell'asilo e della Snam a Triparni e il circolo del cinema di Vibo. La fotografia, firmata da Dino De Angeli, e il montaggio di Alba Orti sono veramente particolari con continui primissimi piani dei marchingegni industriali della fabbrica del cemento, con forni e ciminiere fumanti, con ingranaggi, pistoni, stantuffi e veloci movimenti rotatori, sintomo di una vorace industrializzazione che prendeva terra e terreno ai contadini dai ritmi lenti e millenari. Vi è poi l'immagine del grande orologio della stazione che compare improvviso molte volte tra le scene e scandisce, anch'esso voracemente, il passare del tempo che fugge e traccia i ritmi naturali della campagna e quelli industriali dei turni di fabbrica. Tanta gente in cammino, a piedi, per le strade che portano a Vibo, gente con curuna e cofana in testa, che porta fardelli e mercanzia al secolare mercato della domenica che chiude tutti i negozi compresa la farmacia, il lunedì. Contadini con frutta, ortaggi e altri prodotti della terra, allevatori con mucche e maiali al seguito, campagnoli con conigli, uova, galline, polli e galli, gente carica di tutto e che ritorna a casa, dopo il mercato, con ciò che serve, barattato o comprato. "Un raro esempio, rimasuglio dell'antica economia chiusa medievale, commenta Andrea Frezza, la campagna dà alla città quello che la città non ha, e viceversa". Le belle e originali musiche sono di Sandro Brugnolini e solcano un ritmo classico per quel tempo e per quel sud del tempo, un suono di scacciapensieri, ritmato e ripetitivo, che ricorda tanto i suoni utilizzati da registi come Luigi Di Gianni, Vittorio De Seta o Virgilio Sabel per i loro film e documentari girati nel meridione d'Italia. Nel film vi è anche un continuo richiamo alla cultura del luogo, si vede più volte il professore Albanese, prete e studioso della memoria storica vibonese, mentre, dopo aver detto messa, effettua con il suo fotografo delle riprese fotografiche per il suo libro alle chiese vibonesi e alle mura greche di Hipponion e poi c'è il fermento frizzante e intellettuale del circolo del cinema di Vibo Valentia, fondato dallo stesso Andrea Frezza nel 1959. Nel film si vedono tanti stranieri, francesi, israeliani, brasile, americani, svedesi ed ogni altrove arrivati a Triparni per un campo di lavoro e diretti da un certo Samuele, di una associazione assistenziale americana. Seguono veloci tanti piccoli frammenti di vita quotidiana che si incrociano continuamente e costruiscono un prezioso documento, uno spaccato antropologico di quel lontano 1961 a Vibo Valentia.
Franco Vallone

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