Roma, aperto il Mei, Museo dell'Emigrazione Italiana: la raccolta de "Le Stanze della Luna" di Vibo Valentia esposta nel Complesso del Vittoriano

Ed in qualità di prestatore è presente Franco Vallone, già direttore del Museo dell'Emigrazione Giovan Battista Scalabrini, con una parte importante della sua raccolta privata de "Le Stanze della Luna" di Vibo Valentia, che rappresenta dignitosamente la Calabria, una delle realtà geografiche italiane ad aver alimentato maggiormente a cavallo dell'Ottocento/Novecento il fenomeno dell'emigrazione in tutto il mondo, nelle Americhe, in Australia e nei Paesi europei. Invitato dagli organizzatori, Franco Vallone ha messo a disposizione materiali documentari testimoni dei momenti significativi e dei ricordi indelebili della diaspora calabrese che ora si possono toccare con mano, studiare e fotografare: cimeli, fotografie, bauli, documenti di identità, di viaggio, che contribuiscono a raccontare gli emigrati calabresi. "Non è la prima volta - dice Franco Vallone, accompagnato per tutto il percorso della Mostra dal ricercatore Salvatore Libertino e dal glottologo Michele De Luca - che la raccolta viaggia da un posto all'altro. In passato con questo stesso materiale aveva allestito a Vibo Valentia la mostra "Il Baule dell'Emigrante", e il Museo Calabrese dell'Emigrazione Scalabrini prima a Vibo e successivamente a Francavilla Angitola ed aveva collaborato più volte alla realizzazione di eventi e mostre internazionali prendendo parte a quella dell'emigrazione italiana in America "The World in my Hand", curata dal compianto Paolo Cresci e svoltasi nel cuore ancora pulsante dei migranti verso gli USA, ad Ellis Island di New York nel 1997, e poi, successivamente, alla Fiera Internazionale del Libro a Torino e alla mostra allestita presso il Municipio di Brooklyn, ancora a New York. Tra i numerosi pezzi, tra gli oggetti e i documenti trasferiti a Roma, tanti materiali documentari provenienti da Favelloni di Cessaniti, Briatico, San Costantino Calabro, Francavilla Angitola, dal Vibonese e da altre aree della Calabria: due antichi bauli, uno di fine Ottocento ed uno del 1910; un raro menu di terza classe stampato in rosso e differenziato, nel mangiare quotidiano dei trenta giorni di viaggio, per aree geografiche di provenienza dei migranti; ricevute di rimesse di danaro di banche americane e argentine, immaginette sacre, attrezzi da lavoro di un barbiere ambulante, libretti di risparmio, un portafogli dalle mille tasche, un certificato argentino di buona condotta, un certificato di matrimonio per uso emigrazione e tante bellissime fotografie testimoni delle lontananze fisiche e delle vicinanze del cuore. Il baule di fine ottocento, esposto attualmente al Vittoriano - continua Vallone - ha un una storia molto singolare. Gli emigranti lo prendevano in affitto per trasportare masserizie durante i loro viaggi. Dopo le traversate sull'Oceano, su quel "mare grande quanto il cielo", il baule ritornava regolarmente in Calabria pronto per essere affittato per un altro viaggio. La 'ditta' che fittava il baule aveva sede a San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia. La parete esterna del prezioso 'baullu', ormai a riposo, è ancora piena di targhette ed etichette d'imbarco che si sono accumulate nel tempo, durante le continue e numerose traversate oceaniche verso la Merica.
Franco Vallone
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