Aprile 1783. La nuova Briatico
Aprile 1783. La nuova Briatico a "Cocca, fondo di questa baronal camera, tiratosi dalla dolcezza del clima, acque abbondanti, vicinanza dal mare e dall'amenità del sito…"
Molti a Briatico, quando si parla di memoria, di storia, di archeologia e di Briatico Vecchio , ricordano, con nostalgia e affetto, lo storico locale Domenico La Torre. Uomo di cultura della Briatico del '900, grande ricercatore e raccontatore appassionato, La Torre aveva effettuato, durante la sua vita, numerosi studi riguardanti la storia del paese. Il ricercatore aveva, per lunghi anni, frequentato numerosi archivi e biblioteche ed aveva ritrovato molti documenti inediti che riguardavano proprio il tempo soglia di Briatico, il momento preciso del passaggio dal vecchio abitato al nuovo sito, fatti e documenti del tempo della ricostruzione, dell'inizio della storia della nuova città dopo il disastroso terremoto del 5 febbraio del 1783. Ed è proprio uno di questi documenti che riporta il numero ufficiale dei superstiti del terremoto di Briatico Vecchio: 925 persone. Uomini, donne e bambini impauriti, tanti sbandati nelle campagne attorno al paese distrutto, persone ferite, provate, stanche, mortificate, che si ritrovarono, per rifugiarsi in qualche modo, nei pressi della torre Rocchetta dove vi erano, preesistenti, alcune fabbriche per la lavorazione dell'olio, del tonno, una vetreria e baracche di pescatori. Altri ancora preferirono scappare verso i paesi di Jonadi, Mileto, Monteleone e Tropea, cercando di trovare alloggio presso case di amici e parenti. Il 4 aprile del 1783 parte di questi superstiti si riunirono, alla Rocchetta, in pubblico parlamento, presieduto da Luigi Lieto, giudice della città, e dal cancelliere Paolo Caprino.
Si decise, quel lontano giorno di fine settecento, di riedificare la città di Briatico in un luogo poco lontano, un terreno coltivato a vigna, in una località denominata Cocca (coltura chiusa) o San Giovanni. Un grande terreno proprietà del feudatario Ettore Maria Pignatelli, duca della città di Monteleone, residente a Napoli. In questa bellissima località erano preesistenti un magazzino degli oli, l'alloggiamento del direttore e di alcuni operai della vetriera, e il magazzino del monastero di Santa Chiara.
La Torre raccontava ancora: "Il Pignatelli accorso dalla capitale per soccorrere la popolazione, non esitò ad accettare la richiesta dei cittadini e disporre subito di far recidere porzione delle vigne per mettere a disposizione i suoli edificatori. Il feudatario fece costruire per prima cosa, a nord del magazzino ducale degli oli, otto baracconi di otto vani ciascuno per far ricoverare subito i più bisognosi. Per il resto della popolazione concesse tre lotti". Tutto il restante suolo fu diviso in venti quadrati, dieci inferiori e dieci superiori, da un reticolo di strade e di traverse, il tutto imperniato su due arterie principali e parallele distanti 40 metri e intersecate da nove traverse distanti 35 metri l'una dall'altra. Briatico era rinata da quell'idea datata 4 aprile 1783.
Molti a Briatico, quando si parla di memoria, di storia, di archeologia e di Briatico Vecchio , ricordano, con nostalgia e affetto, lo storico locale Domenico La Torre. Uomo di cultura della Briatico del '900, grande ricercatore e raccontatore appassionato, La Torre aveva effettuato, durante la sua vita, numerosi studi riguardanti la storia del paese. Il ricercatore aveva, per lunghi anni, frequentato numerosi archivi e biblioteche ed aveva ritrovato molti documenti inediti che riguardavano proprio il tempo soglia di Briatico, il momento preciso del passaggio dal vecchio abitato al nuovo sito, fatti e documenti del tempo della ricostruzione, dell'inizio della storia della nuova città dopo il disastroso terremoto del 5 febbraio del 1783. Ed è proprio uno di questi documenti che riporta il numero ufficiale dei superstiti del terremoto di Briatico Vecchio: 925 persone. Uomini, donne e bambini impauriti, tanti sbandati nelle campagne attorno al paese distrutto, persone ferite, provate, stanche, mortificate, che si ritrovarono, per rifugiarsi in qualche modo, nei pressi della torre Rocchetta dove vi erano, preesistenti, alcune fabbriche per la lavorazione dell'olio, del tonno, una vetreria e baracche di pescatori. Altri ancora preferirono scappare verso i paesi di Jonadi, Mileto, Monteleone e Tropea, cercando di trovare alloggio presso case di amici e parenti. Il 4 aprile del 1783 parte di questi superstiti si riunirono, alla Rocchetta, in pubblico parlamento, presieduto da Luigi Lieto, giudice della città, e dal cancelliere Paolo Caprino.
Si decise, quel lontano giorno di fine settecento, di riedificare la città di Briatico in un luogo poco lontano, un terreno coltivato a vigna, in una località denominata Cocca (coltura chiusa) o San Giovanni. Un grande terreno proprietà del feudatario Ettore Maria Pignatelli, duca della città di Monteleone, residente a Napoli. In questa bellissima località erano preesistenti un magazzino degli oli, l'alloggiamento del direttore e di alcuni operai della vetriera, e il magazzino del monastero di Santa Chiara.
La Torre raccontava ancora: "Il Pignatelli accorso dalla capitale per soccorrere la popolazione, non esitò ad accettare la richiesta dei cittadini e disporre subito di far recidere porzione delle vigne per mettere a disposizione i suoli edificatori. Il feudatario fece costruire per prima cosa, a nord del magazzino ducale degli oli, otto baracconi di otto vani ciascuno per far ricoverare subito i più bisognosi. Per il resto della popolazione concesse tre lotti". Tutto il restante suolo fu diviso in venti quadrati, dieci inferiori e dieci superiori, da un reticolo di strade e di traverse, il tutto imperniato su due arterie principali e parallele distanti 40 metri e intersecate da nove traverse distanti 35 metri l'una dall'altra. Briatico era rinata da quell'idea datata 4 aprile 1783.
Franco Vallone
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