Il calabrese Pietro Mirabelli, un testardo dei diritti - Quando muore realmente un personaggio di un romanzo - Intervista alla scrittrice Simona Balda

Simona, chi era Pietro... Pietro era un minatore calabrese, era un lancista, quello che sparava cemento al fronte della galleria, che aveva lavorato in una miriade di cantieri, per le grandi opere, per la velocità e il benessere del Nord, mentre a Pagliarelle, in Calabria, nella sua terra, dovevi fare quindici minuti di macchina per raggiungere la prima edicola. Mai prima di lui ho conosciuto qualcuno che ha fatto della dignità del lavoro una propria insostituibile missione. Un testardo dei diritti che ultimamente era rimasto ferito da questa Italia, dalla sua politica, dai sindacati e se ne era andato in Svizzera anche e soprattutto per questo. Pietro era un figlio d'arte, come lui stesso si definiva. Il padre è morto di silicosi in seguito al lavoro di galleria.
Era molto battagliero, sul lavoro puntava sulla sicurezza, sui diritti negati... Pietro, anche se non ci credeva, era riuscito però a infrangere un silenzio sulla condizione dei minatori moderni e aveva conosciuto e incontrato una miriade di persone, coinvolgendo tutti nella sua battaglia a partire dal quarto turno e dalla sicurezza. Aveva anche fatto incontrare la comunità montana del Mugello e quella del Crotonese e il monumento nella piazza sui caduti al lavoro a Pagliarelle, frutto dell'incontro di due terre, lo si deve a lui.

La solita sicurezza sul lavoro che manca, che non è mai abbastanza.... Non venitemi a parlare di cultura della sicurezza, perché Pietro ne era l'essenza. Non ci crediamo che sia potuto succedere a lui proprio perché lui ha lottato contro tutto questo per tutti gli altri, per tutti noi.
Vuole aggiungere altro? Non riesco ad aggiungere molto, sono stata indecisa se scrivere e cosa scrivere, ma alla fine mi sono detta, zitta no. Zitti non possiamo stare.
Cosa possiamo e cosa dobbiamo fare? Dobbiamo informare e far girare la notizia, fra quelli che lo conoscevano, fra quelli che conoscono la sua storia, fra quelli che non lo conoscono. Pietro era un uomo e un simbolo di lotta, di quelle rare che sembrano non esistere più. Le morti sul lavoro restano sotto lo zerbino di case vuote e lasciano un dolore lacerante che ti toglie il fiato. Ti toglie l'anima se a morire è Pietro. Simona lei è toscana.... Si,io sono Toscana, del Mugello e i miei pure, da generazioni. Pare strano che una ragazza toscana si interessi ai minatori calabresi, lo so. non c'è legame di sangue, ma c'è interesse per il mondo del lavoro, per la solidarietà, per l'operaismo vecchio e nuovo. Come mai si è interessata di Pietro e dei minatori
Feci una tesi di laurea su questi minatori impegnati nella costruzione dell'alta velocità in Mugello. Lì conobbi Pietro, era il 2000-2001.
E del suo romanzo "Figlia di una vestaglia blu" cosa ci vuole dire... Dopo la tesi di laurea, del 2002, nel 2006 è uscito il mio romanzo: figlia di una vestaglia blu. Parla dei miei genitori operai, soprattutto di mia mamma che aveva la vestaglia blu in catena a cucire jeans e intreccio la vicenda dei minatori, le tute arancioni. Nel romanzo c'è Pietro, c'è la Calabria, c'è Paglierelle, il monumento, tutto questo.
Al di là del Pietro nel romanzo c'era un Pietro che era un suo amico vero Pietro era un amico, ci sentivamo spesso. L'ultima volta ad agosto, quando stava andando in vacanza e parlavamo della Svizzera.
Franco Vallone

(da Figlia di una vestaglia blu, Fazi Editore, 2006)
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