"Il Monte dei padroni di barca e marinari della Città di Pizzo"

"Il Monte dei padroni di barca e marinari della Città di Pizzo" questo il titolo del convegno che si è svolto sabato scorso nella sala conferenze del Museo della Tonnara di Pizzo. Dopo il saluto del sindaco, Fernando Nicotra, il Professore Franco Cortese nell'introdurre i lavori si è soffermato sul tema delle confraternite di Pizzo e del loro ruolo nel periodo storico del diciottesimo secolo. Successivamente sono intervenuti il priore dell'Arciconfraternita di Santa Maria delle Grazie di Pizzo, mastro Lino Vallone e Antonio Pantano, presidente della locale Associazione Nazionale Marinai d'Italia. Nell'attigua saletta Mimmo e Sara Pacifico, con la collaborazione di Loredana Remolo, hanno allestito una mostra sulle tonnare di Pizzo con molte immagini inedite.
Franca Pietrogrande ha coinvolto alcuni giovani talenti napitini che si sono esibiti recitando poesie di David Donato e cantando un'originale "Leva, leva" e "Gente di Mare" accompagnati dal mandolino di Mastro Lino. Domingo Prostamo, membro della Società Napoletana di Storia Patria e dell'Accademia degli Affaticati di Tropea ha relazionato su "L'assistenza sociale privata in Calabria alla fine del XVIII secolo". Per Prostamo "lo statuto del Monte dei padroni di barca e marinai della Città di Pizzo, è un documento straordinario di grande attualità. Esso, oltre agli scopi culturali e religiosi costituisce il primo esempio, in Calabria, di fondo previdenziale di categoria: corresponsione di grana cinque al giorno, vita natural durante, agli iscritti indigenti che per vecchiaia, malattia o altro handicap, fossero inabili al lavoro, nonché, di assistenza sociale interna al gruppo (…). Ora, a ben vedere, se consideriamo che la previdenza pubblica in Italia nasce solo nel 1898, ma si sviluppa solo a partire dalla terza decade del Novecento, quando la contribuzione, da volontaria, diventa obbligatoria, non si può non rimanere colpiti dalla lungimiranza dei marittimi di Pizzo". Viene spontaneo chiedersi, perché, proprio tra la gente di mare di Pizzo e, non, in seno ad altri gruppi sociali, nacque l'esigenza previdenziale e quali furono i fattori che la favorirono. Per quanto riguarda il primo quesito occorre, innanzitutto, tenere presente le caratteristiche tipiche del mestiere del marittimo, sia esso pescatore o trasportatore di merci e persone, contrassegnato da una forte componente aleatoria ( rischio di naufragio, pesca magra, pirateria ), che determina di per sé un forte spirito di squadra nell'equipaggio, ragione per cui l'ammutinamento era ed è punito in modo particolarmente severo. Operando in un ambiente (il mare) che non è quello naturale dell'uomo (la terra), il marinaio sa di non poter contare sul fattore campo, ma di dover fare affidamento sulle forze proprie e quelle dei suoi compagni. Nel nostro dialetto, per esprimere tale concetto si dice " a mari non c'è v(g)utumari", vale a dire a mare non ci sono appigli a cui aggrapparsi in caso di bisogno. Domingo Prostamo, poi, ha fornito un assaggio del documento, che inizia con aria solenne " Ad laudem et gloriam Dei - Moi Padroni di Barche Arrais di Tonnare, Padroni di Sciabbache, di tartan elle, e tartane di pescare, Palancastri Minaite, Sardare Sciabbachelli, Battuglie, Cefalari ed ogn'altro ordigno di pescare, e Marinari di tutti li sudetti Ordigni, e noleggi …. " Il documento si chiude con 183 sottoscrizioni, di cui 25 autografe e 158 segni di croce. E' seguita poi la proiezione d'immagini di quadri ed ex voto che si conservano nella Chiesa delle Anime del Purgatorio e di Maria SS.delle Grazie di Pizzo, quadri per grazia ricevuta custoditi nella sagrestia della Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo di Parghelia, veri gioielli di arte popolare, e, per ultimo, le foto della statua della Madonna del Carmine di Briatico, "fatta" nel 1883 a spese di Padron Domenico Prostamo, trisavolo del relatore, e suoi Marinai. Nel 1898, un altro membro della famiglia, Pasquale, acquista il trono ligneo, la cosiddetta vara, su cui è, da allora, portata processionalmente la Madonna.

Franco Vallone

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