Pubblicato il volume "Papaveri, ginestre e maggiolini - La pietà popolare tra le genti di Briatico" di Giuseppina Prostamo

Come scrive in prefazione la stessa autrice, Giuseppina Prostamo, presentandosi ai suoi lettori "i testi contenuti in questo mio primo lavoro "Il culto e la pietà popolare" sono parte integrante della mia tesi di laurea "Note sul folclore di Briatico" assegnatami dall'antropologo Luigi M. Lombardi Satriani e discussa il 24 giugno del 1975. Avevo appena ventidue anni e, finalmente, anch'io, figlia di gente modesta ed umile, con caparbietà e facendo mio il motto di alferiana memoria "Volli, fortissimamente volli", riuscivo a conquistare la laurea… la tanto ambita meta. Sono orgogliosa delle mie origini e, con questa raccolta voglio ringraziare mia madre, donna esemplare e contadina instancabile, unica ed originale fonte del lavoro conclusivo del mio percorso accademico. La vedo ancora, dopo giornate di duro lavoro nei campi, durante la notte, seduta in mezzo al letto intenta a riportare in una vecchia agenda, con una scrittura tremante, tutto ciò che riaffiorava dai cassetti della sua memoria. Contenta la mattina, consegnava a me il fresco materiale e così, giorno dopo giorno, i cassetti si sono svuotati e i tesori in essi contenuti si sono trasferiti in un concreto, importante e significativo lavoro: la mia tesi di laurea che ancora oggi mi parla, fa palpitare il mio cuore e mi impone di condividere con altri alcune riflessioni". Il testo porta a riflettere sulla religiosità della gente semplice, dei contadini che preparavano per tempo i loro cuori alle solennità dell'anno liturgico, ai momenti forti della vita cristiana e prendevano come esempio di vita i Santi e come ancora di salvezza la Vergine Maria. "Era la nonna", diceva mia madre, la saggia che, quando si raccoglievano le olive, si mieteva il grano o quando, nelle sere del rigido inverno, si riposava davanti al focolare, ripeteva a noi, che seguivamo il suo dire, i testi riportati in questo lavoro. Il Lavoro era non solo strumento, ma anche luogo di preghiera e permetteva a ciascuno, come dice Benedetto XVI in "Gesù di Nazaret-cap. 3 " di realizzare il regno di Dio "che è collocato nell'interiorità dell'uomo…e non è una realtà esteriore".
Franco Vallone

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