"Il figlio della Vipera" di Angelina Brasacchio

Romanzo breve di piacevole e di facile lettura, capace di attirare sia il fruitore colto e maturo sia il lettore occasionale. Il riferimento ad elementi fantasiosi e a tratti ricchi di mistero, uniti a proverbi e detti antichi e popolari declinati in una forma prettamente dialettale, costituisce la vera particolarità dell'opera.
Ambientato negli anni Sessanta in un piccolo centro situato nei pressi della Valle del Neto, in Calabria. La famiglia Bellomo è una delle più potenti del centro di Petèlia. Il capostipite, un notaio molto rinomato, ha una figlia gravemente ammalata che per un periodo viene mandata fuori paese per curarsi, adducendo come scusa la necessità della ragazza di studiare ed avere un'istruzione elevata. Al suo ritorno questa si innamora di Lucio, figlio di un contadino ma poco propenso al lavoro manuale, che avrebbe voluto condurre una vita facile. I due si sposano nonostante un iniziale dissenso del notaio Bellomo e Lucio ottiene in eredità i terreni del suocero.
La realtà sociale che fa da sfondo alla narrazione è quella di un ambiente prevalentemente rurale, caratterizzato dalla contrapposizione tra le esigenze dei datori di lavoro e le condizioni disagiate degli operai.
La sera "li massari" si riuniscono con gli amici in un clima di massima armonia, tra essi c'è anche don Lucio, il quale ha avuto nel frattempo da Clara, sua moglie, un figlio di nome Giacomo. Un accordo stipulato verbalmente e sviluppatosi a favore di Petruzzo costringe don Lucio ad accettare di imparentarsi con quest'ultimo, nonostante egli sia negativamente noto nel paese, acconsentendo al matrimonio di suo figlio con Adele, figlia di Petruzzo.
Il linguaggio e lo stile sono semplici e lineari. Si possono riscontrare nel corso della narrazione due registri che si alternano costantemente: la lingua comune (comprensibile per qualunque tipo di lettore) e il ricorso a termini e modi di dire tipici della comunicazione dialettale della Calabria e quindi di più difficile comprensione per un lettore non calabrese. Il risultato è un testo variegato e vivace, capace di imprimere nella mente dei lettori paesaggi, personaggi e pregiudizi tipici di una realtà chiusa e prettamente rurale.
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